Assolutamente da non perdere per chi si trovasse a Torino martedì pomeriggio 26 febbraio, l’incontro con il documentarista/antropologo Nicolas Jaoul invitato a presentare il suo Sangarsh, il tempo della lotta, all’interno di un ricco ciclo di proiezioni, incontri e tante foto in focus su un’ India che non fa notizia – e infatti il titolo di questa rassegna promossa dall’Istituto di Studi Asiatici dell’Università di Torino è proprio «India Invisibile» e ne riparleremo senz’altro perché andrà avanti fino a metà giugno.

Quasi cento ore di interviste, riprese, visual notes raccolti all’interno di un field work durato ben quattro anni (fra il 1997 e il 2001) e ‘compresso’ in 104 min. di film solo di recente, Sangharsh è un viaggio all’interno dell’intoccabilità più radicale e militante nello stato dell’Uttar Pradesh, India del nord.

Una mirabile lezione di presa diretta come sarebbe piaciuta a Jean Rouch (di cui infatti Jaoul è stato allievo) sul movimento dei Dalit Panthers, che si sono organizzati sul modello delle Black Panthers americane – e che nonostante l’abolizione dell’intoccabilità sancita dalla stessa Costituzione indiana, si trovano a rinegoziare ogni giorno il riconoscimento dei più fondamentali diritti: dignità, parità, inclusione, auto-organizzazione, liberazione da quella condanna ereditaria che è ancora oggi per l’India il sistema delle caste. L’obiettivo li segue nella marginalità del loro quotidiano, tra fetidi slum, riunioni notturne e villaggi dentro e fuori la città di Kanpur, rivelando una dimensione di incandescente tensione sociale fermamente ancorata al progetto di sovversione radicale inaugurato settant’anni fa da Ambedkar, storico leader dell’emancipazione dalit e tra i principali redattori, tra l’altro, dell’ottima Costituzione indiana.

«È stato per me appassionante ricostruire la genesi di questo movimento che risale agli anni ’20 del secolo scorso, ed è a tutti gli effetti partecipe della lotta di emancipazione dal giogo coloniale» spiega l’autore «e particolarmente interessante verificare l’inadeguatezza di un’analisi classicamente marxista, incapace di articolare l’oppressione castale in una dimensione anche di classe, nonostante l’evidente risvolto, anzi vantaggio economico di una simile ‘tradizione schiavile’, oltretutto sancita a livello religioso. E quella dei dalit è una minoranza che totalizza il 16% di una popolazione che ormai sfiora quella della Cina – ovvero, 200 milioni di intoccabili».

Dove e quando: a Torino, Auditorium Quazza, Via Sant’Ottavio 20 – martedì 26 febbraio, dalle ore 16 in poi, incontro con l’autore in dialogo con Alessandra Consolaro.