Cade un’altra tegola su Ventotene, l’isola dell’arcipelago delle Pontine, al centro di un enorme investimento di 70 milioni di euro (più una dozzina che arriveranno via Pnrr) stanziati anni fa per l’anniversario del Manifesto per l’Europa unita di Altiero Spinelli. Sei consiglieri su undici hanno firmato la sfiducia al sindaco Gerardo Santomauro, notaio residente a Benevento che era stato eletto nel 2017, qualche mese dopo lo stanziamento dei fondi ad opera del governo di Matteo Renzi. Santomauro risulta indagato dalla Procura di Cassino per i reati abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e abusivismo edilizio dopo una denuncia presentata dall’ex vicesindaco Modesto Sportiello in cui Santomauro veniva definito come un «cospiratore», responsabile di un vero e proprio «disegno criminoso». Adesso il prefetto dovrà nominare un commissario e le sorti delle gigantesche speculazioni sull’isola finiranno in capo a una già di per sé debole e adesso sguarnita macchina amministrativa.

Il cuore del mega-progetto di sviluppo di Ventotene riguarda l’adiacente isolotto di Santo Stefano, dove ci sono i ruderi di un carcere borbonico. Bisogna dire che la struttura non ha nulla a che vedere con Spinelli e con i suoi compagni che a Ventotene finirono al confino durante il fascismo, ma è finita sotto l’ombrello delle celebrazioni in onore dell’autore del Manifesto europeista. Proprio due giorni fa, la commissaria per l’attuazione del progetto Silvia Costa ha annunciato una primissima tranche di lavori per la messa in sicurezza e parziale restauro conservativo del Panopticon, la parte più storica del complesso.

Pende ancora la Valutazione di impatto ambientale, anche di fronte ai dubbi e le osservazioni poste dai cittadini di Ventotene: Costa ha annunciato il parere della commissione nel Decreto interministeriale auspicando indicazioni «chiare, coerenti e ben definite per poter ottemperare alle prescrizioni nel successivo sviluppo della progettazione dell’approdo senza incertezze e spazi di ambiguità». La commissaria ha lanciato un appello «a non perdere l’opportunità rappresentata dalle risorse e dai bandi del Pnrr per il Comune di Ventotene e le altre isole minori – pontine e campane – come occasione strategica per il rilancio dello sviluppo sostenibile e dell’economia insulare assicurando forme di assistenza tecnica al Comune di Ventotene anche attraverso i protocolli con Enea e Anci Lazio».

Ma il vero buco nero, e qui entrano in gioco ancora una volta le carenze dell’amministrazione comunale, riguarda lo status dell’isola. Il decreto che nel 1999 ha dichiarato Ventotene riserva naturale e marina, assegnava proprio al Comune il compito di vigilare sull’area protetta. «Tutti i soggetti istituzionali del tavolo – denunciava la senatrice di Leu Loredana De Petris in un’interrogazione parlamentare di qualche mese fa che ancora attende risposta – hanno disatteso il loro mandato nel verificare che le decisioni assunte dal Contratto istituzionale di sviluppo rispettassero le leggi, provocando in tal modo gravi danni all’erario dello Stato attraverso l’autorizzazione di spese non ammissibili». Forse, e a maggior ragione dopo le inchieste e il tracollo della giunta, è venuto il momento di fare chiarezza. Anche per rispetto a un uomo ligio come David Sassoli, al quale è stato deciso di intitolare il complesso di Santo Stefano.