Qual è stata la posizione nei confronti dell’omosessualità assunta dalla Chiesa cattolica durante il secolo scorso? Si è trattato di una linea monolitica, volta a ribadire la ferma condanna dei cosiddetti «atti intrinsecamente disordinati?». Oppure è possibile ravvisarvi qualche mutamento significativo?

SONO QUESTI i principali interrogativi ai quali lo storico Francesco Torchiani risponde in maniera circostanziata e persuasiva nel suo saggio dal titolo Il «vizio innominabile». Chiesa e omosessualità nel Novecento (Bollati Boringhieri, pp. 239, euro 22,00): un’analisi che ha il pregio di ricostruire l’orientamento della gerarchia vaticana sul tema mettendo anzitutto in rilievo come nel corso dei decenni tale atteggiamento si sia caratterizzato tanto per qualche timida apertura quanto per alcune repentine chiusure.

Riguardo invece alle peculiarità della sua disamina, sembra importante sottolinearne un aspetto: lo studioso utilizza cioè un gran numero di fonti e voci riuscendo così a dare conto della pluralità di giudizi attraverso i quali il composito mondo cattolico – non soltanto italiano – si è espresso sugli omosessuali. Dai teologi conservatori a quelli liberali, dai sacerdoti agli educatori, dai membri delle comunità ecclesiali fino ai gruppi religiosi, egli ne prende in esame il dibattito e dunque le reazioni, le riflessioni, le resistenze, i dissensi.

Occorre inoltre rilevare come, mentre i gay e le lesbiche tendono ad acquisire una visibilità sempre maggiore grazie non soltanto a opere letterarie, saggistiche e cinematografiche ma anche all’azione di movimenti e associazioni, la Chiesa continui a interrogarsi sulla maniera di affrontare una questione che appare essere in aperto, insanabile contrasto con la propria dottrina.

SULLA BASE di questa tradizione teologica i vari pontefici che si sono succeduti nel corso del Novecento – pur riconoscendo la necessità di comprendere i sentimenti degli omosessuali – hanno condannato i rapporti tra individui dello stesso sesso opponendosi, di conseguenza, all’approvazione di leggi finalizzate a riconoscere loro diritti e tutele.
Alla luce di tutto ciò, Jorge Mario Bergoglio sembra aver invece introdotto un elemento di notevole discontinuità rispetto alla linea seguita da quanti lo hanno preceduto anche se va osservato come, finora, tale svolta non si sia tradotta in alcuna posizione ufficiale.

Scrive in proposito Torchiani: «Ad essere mutato, e in profondità rispetto al passato, è l’atteggiamento del papa di fronte agli omosessuali, alle persone, a partire dalle parole a loro rivolte. È nel lessico utilizzato e nell’empatia mostrata che Francesco sembra aver imboccato una strada diversa rispetto ai predecessori». Un itinerario che, pur essendosi connotato per qualche oscillazione, dà l’impressione di voler superare la posizione inflessibile espressa dal magistero.