Una valanga politico-giudiziaria scuote la Sicilia. L’inchiesta sul «sistema Montante» si sta allargando a macchia d’olio. Nel registro degli indagati è finito anche l’ex governatore Rosario Crocetta, che ieri ha ricevuto l’avviso di garanzia per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito. I pm della Dda di Caltanissetta gli contestano di avere ricevuto fondi in nero dall’ex leader di Confindustria nell’isola per la campagna elettorale del 2012, circa 200 mila euro. Lui nega: «Non ho mai visto tanti soldi, figuriamoci».

Coinvolti nell’indagine anche due ex assessori di Crocetta: Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, entrambe ritenute fedelissime di Montante. Sarebbe stato proprio l’imprenditore a indicarle in giunta per gestire l’assessorato alle Attività produttive. Altra fedelissima di Montante, indagata, è Mariagrazia Brandara, che prese il posto di Alfonso Cicero, poi diventato il grande accusatore dell’imprenditore, alla guida dell’Irsap, l’Istituto che gestisce le aree industriali dell’isola, dove finiscono fiumi di denaro pubblico.

Del «sistema di potere», secondo i pm, farebbe parte anche Giuseppe Catanzaro, attuale numero uno di Sicindustria e titolare della discarica privata di Siculiana con un ruolo di primo piano nell’affare dei rifiuti nell’isola; anche lui ieri ha ricevuto un avviso di garanzia. L’inchiesta sta mettendo in ginocchio l’associazione degli industriali, in particolare il gruppo che guidò la «svolta» del 2007 sul fronte della lotta al racket delle estorsioni ma che per gli inquirenti in realtà fu un grande bluff, dietro sui si sarebbero celati grossi interessi economici e giochi di potere. Testimoni chiave dell’inchiesta sono Cicero e Marco Venturi, quest’ultimo fu a fianco di Montante fin dalla prima ora ma tre anni fa decise di prenderne le distanze cominciando a parlare con i pm riempiendo decine e decine di pagine di verbali.

Avvisi di garanzia ieri sono stati notificati anche al vice questore aggiunto Vincenzo Savastano, in servizio all’ufficio della polizia di frontiera dell’aeroporto di Fiumicino, per concorso in corruzione, e a due strette collaboratrici di Montante: Carmela Giardina e Rosetta Cangelosi, accusate di favoreggiamento.

Secondo gli inquirenti avrebbero aiutato l’imprenditore a distruggere alcuni documenti del suo archivio segreto, custoditi dentro una ventina di pen drive. Gli investigatori però sono riusciti a recuperare anche questo materiale. Sale così a 33 il numero degli indagati dell’inchiesta «double face», anche se i magistrati stanno valutando la posizione di altre persone. Per intimorire gli avversari, il «sistema di potere» avrebbe messo in piedi la macchina del fango, con dossier e video hard sulla vita privata di quelli che consideravano nemici. Come il pm Nicolò Marino, che fu assessore ai Rifiuti nella giunta Crocetta, e l’ex manager dell’Ast (azienda di trasporto pubblica) Giulio Cusumano. Marino finì nel mirino per alcune scelte che andavano contro gli interessi di Catanzaro nei rifiuti, mentre Cusumano per avere ostacolato la vendita dell’Ast alla Jonica trasporti, società in cui Montante aveva una partecipazione.