Il faccia a faccia con una delegazione dei 5stelle di Palermo è nell’agenda di Beppe Grillo. Lo staff ha concordato l’incontro, top secret data e luogo. A Roma o a Milano. Il leader ha rotto gli indugi accogliendo la richiesta di un gruppo di attivisti che intende spiegare ai vertici cosa sta accadendo nel meet-up, sconvolto dall’inchiesta della Procura sulle presunte firme false, quelle raccolte quattro anni fa e forse ricopiate per un errore formale, a supporto della lista per le comunali.

All’incontro il gruppetto, composto da alcuni deputati, si presenterà con documenti e una relazione nel tentativo fare chiarezza su una vicenda che ha spaccato i 5stelle a Palermo in correnti e fazioni. C’è chi spinge per togliere i dubbi a Grillo e Casaleggio jr, che non sanno di chi fidarsi, e chi invece lavora a prendere il comando del meet-up, approfittando delle difficoltà del gruppo che fa capo al deputato Riccardo Nuti, chiamato in causa dai servizi del ‘Le Iene’, da cui è partita l’inchiesta. All’inizio contro ignoti, ora ci sarebbero degli indagati che saranno interrogati nei prossimi giorni dall’aggiunto Dino Petralia e dalla pm Claudia Ferrari, titolari del fascicolo. Il reato ipotizzato è quello previsto dall’articolo 90 del testo unico 570 del 1960: la norma punisce con la reclusione da due a cinque anni «chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente testo unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi». «Chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito, – recita la legge – è punito con la stessa pena, ancorché non abbia concorso nella consumazione del fatto».

A sollevare il caso è stato l’attivista Vincenzo Pintagro intervistato da ‘Le Iene’: secondo il professore di educazione fisica, che fallì l’elezione al comune, le firme sarebbero state ricopiate dalle originali, inutilizzabili per un vizio di forma, da due esponenti: Claudia Mannino (ora deputata) e Samantha Busalacchi, collaboratrice del gruppo all’Assemblea siciliana e fino a prima dello scandalo tra le papabili per la candidatura a sindaco. Sulla vicenda la Digos nel 2013, in seguito a un anonimo giunto in Procura, aveva aperto un’indagine conclusa con un’archiviazione. Sulla base delle denunce di Pintagro, che sarebbe stato sentito dai magistrati nei giorni scorsi come persona informata sui fatti, e di altri documenti fatti arrivare ai pm da fonti anonime, la Procura sta conducendo la nuova indagine. «Smettano di dare lezioni, se le notizie che parlano di indagati saranno confermate, ci auguriamo solo che chiarezza sia fatta prestissimo», commenta David Ermini, responsabile giustizia del Pd. «I vertici grillini – aggiunge Alessia Morani, vice presidente del gruppo Pd alla Camera – dovrebbero conoscere molto bene i contorni di questa storia ma in questi quattro anni non si sono presi la briga di fare un po’ di chiarezza, prima che arrivassero le indagini».