Alias Domenica

In un paese di pescatori in Cornovaglia, dove l’umore si intona ai flussi del mare

In un paese di pescatori in Cornovaglia, dove l’umore si intona ai flussi del mare

Narrativa irlandese Wyl Menmuir, "Al largo" da Bompiani

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 31 dicembre 2017

Romanzo d’esordio di Wyl Menmuir, ora disponibile per Bompiani nella traduzione puntuale di Tommaso Pincio, Al largo (pp. 160, euro 16,00) si propone come una lettura guidata dall’autore pericolosamente rasente i percorsi obbligati delle convenzioni di genere, ma equipaggiata di un apparato stilistico freddo e avvolgente, che inchioda i lettori dopo averli attratti all’ombra di una parabola suggestiva, ambiziosa nella struttura e ammiccante nelle trame linguistiche, per infine abbandonarli all’inquietudine profonda di un’ossessione.
Lo scenario è quello prima gotico, poi distopico e sempre sul punto di scivolare nell’horror, di un mare mortifero e inquinato in seguito a un disastro ambientale. Le acque vengono scrutate dai pescatori di un paesino della Cornovaglia, dove la simbiosi con il paesaggio è tale che l’umore della comunità «cambia con l’erratica rapidità con cui cambia il mare». Il loro orizzonte appare perlopiù irrequieto, rigurgita pesci sfibrati e morenti, e si avvia a prendere la forma minacciosa di una flotta di navi allineate al largo della costa per circoscrivere l’area dove è consentito pescare.

Solo in un paio di occasioni, peraltro, le barche non tornano con le reti vuote, a dispetto di una pratica quotidiana e ostinata nei suoi riti, ignara di ogni convenienza e proprio per questo circondata da un’aura mitica, primordiale.
L’unica manifestazione della responsabilità dell’inquinamento che ha stravolto l’ambiente – forte l’eco della serie Black Mirror con la sua rielaborazione dei risvolti imprevedibili e fatali della tecnologia – sono gli uomini inespressivi e meticolosi che giungono da fuori a comprare il pescato, o meglio a requisirlo, fra mille premure affinché non sfugga nemmeno un pesce. A guidarli, una figura femminile enigmatica e gravida di sensi oscuri, a sua volta riflesso di un’atmosfera sospesa e ruvidamente allegorica.

A renderla tale è in molte scene una sonorità problematica, disturbata, che costruisce le immagini tipicamente sorde e sfocate di certa science fiction. E il silenzio è a sua volta impersonato dagli abitanti schivi del villaggio, infastiditi dall’arrivo da Londra di Timothy, il quale si è stabilito in una casa abbandonata molti anni prima, quando il padrone è morto in circostanze misteriose. Come spesso accade, del resto, dove cicatrizzano le ferite della tecnologia prolifera la superstizione.

Così, i pochi rumori che si stagliano nel silenzio diventano presagi inquietanti, come il vociare ubriaco che proviene dal villaggio o «le grida insopportabili» dei gabbiani irritati da Ethan e Timothy, l’unica volta che infrangono le Colonne d’Ercole delle navi e si spingono oltre per pescare. A fronte di un ambiente indistinto e aggressivo, nel racconto abbondano i verbi che alludono alla percezione, sempre in terza persona e al presente, ad accompagnare i due protagonisti – il pescatore Ethan e Timothy – nello sforzo di comprendere quanto vedono e sentono, in un affannoso tentativo di riordinarne i ricordi e il non detto, le assenze e le colpe, nonostante le resistenze interiori degli altri personaggi e persino del paesaggio intorno. Come se Ethan e Timothy intuissero il desiderio insopprimibile di una catarsi dolorosa e di una presa di coscienza forse distruttiva. Tant’è che a metà romanzo la narrazione si condensa, in un crescendo lisergico di percezioni aggrovigliate e sfumate, sebbene mirate a un’esplorazione in qualche modo ancorata al raziocinio.

E se non vengono meno gli eventi e gli svelamenti, anche violenti, di una trama comunque fluida e avvincente, voci e profili onirici si intensificano e la lettura si fa incalzante, impegnativa, quasi sconvolgente, in un affastellarsi sinistro di premonizioni e simbolismi, mentre un passato tragico torna, irrisolto, ad annichilire il presente.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento