Il primo studio quantitativo sul southworking, condotto dallo Svimez, rileva 45mila lavoratori che da inizio pandemia operano dal sud per imprese del centro-nord (il 3% dei dipendenti delle aziende che da marzo usano lo smartworking).

Il dato, però, «potrebbe essere la punta di un’iceberg» perché riguarda solo 150 grandi imprese con oltre 250 addetti. Contando anche le piccole aziende, dicono le stime, si potrebbe raggiungere quota 100mila.

La rilevazione si trova in uno dei capitoli del rapporto Svimez (che sarà presentato il 24 novembre), secondo cui il southworking potrebbe «riattivare i processi di accumulazione di capitale umano da troppi anni bloccati per il Mezzogiorno e le aree periferiche del Paese»