A meno di un auspicabile ripensamento dell’ultimo minuto nell’ambito della riforma sulla Giustizia, i delitti ambientali non rientreranno tra i reati gravi e per cui non saranno previsti termini che ne determinino l’improcedibilità. Sarebbe una scelta grave. La storia del nostro Paese è segnata da disastri ambientali che soltanto dopo l’introduzione nel Codice penale del delitto 452 quater sono oggi al centro di processi.

Oggi siamo sgomenti perché dopo tanti anni di battaglie, a meno di un auspicabile ripensamento dell’ultimo minuto nell’ambito della riforma della Giustizia, i delitti ambientali non rientreranno tra quei reati considerati gravi e per cui non saranno previsti termini che ne determinino l’improcedibilità. Sarebbe una scelta grave e dalle gravi conseguenze, ci auguriamo che la sintesi nell’accordo di maggioranza non sia quella di un colpo di spugna sugli ecoreati: delitti gravi e complessi che richiedono lunghe indagini. Per questo ci uniamo all’appello al governo lanciato da Legambiente, Libera, Wwf e Greenpeace e chiediamo, con un emendamento ad hoc, che almeno il reato più grave, ossia quello di disastro ambientale, sia inserito tra i reati per cui non sono previsti termini che ne determinino l’improcedibilità.

Noi di FacciamoECO avevamo già chiesto con un nostro emendamento, sottoscritto anche da colleghe e colleghi di vari gruppi politici, che tutti gli ecoreati introdotti con la legge n. 68/2015 e successive modifiche fossero ricompresi tra i delitti di particolare gravità e complessità per cui sono previsti tempi più lunghi per lo svolgimento delle indagini e dei processi. Una legge di civiltà, quella sugli ecoreati, ottenuta dopo quasi vent’anni di mobilitazione e frutto di una lunga battaglia parlamentare. All’epoca Luigi Di Maio rivendicò il provvedimento anche se in realtà la legge porta la firma di Ermete Realacci del Pd, che si è battuto per ben 3 legislature per ottenerla, così come fu dirimente avere al Ministero della Giustizia la determinazione di Andrea Orlando.

Se non sarà accolta neanche la richiesta di inserire almeno il disastro ambientale tra i reati di particolare gravità il nostro giudizio su questo provvedimento non potrà essere che negativo e il nostro voto contrario. I reati contro l’ambiente non hanno una data di scadenza, sono reati contro l’umanità, contro le generazioni future. Oggi non possiamo vanificare la concreta applicazione di questo prezioso strumento normativo: come denunciato ogni anno dal rapporto Ecomafia di Legambiente i disastri ambientali causati da questo tipo di delitti sono particolarmente odiosi per i danni diretti e gravi che causano all’ambiente certo ma anche per i rischi che comportano per la salute dei cittadini e le conseguenze economiche sulla società. La fase di ripartenza che dovrà essere contrassegnata dalla transizione ecologica non può consentire che ci sia un allentamento delle misure sull’ambiente.

Occorre ricordare che grazie alla norma sugli eco-reati sono stati avviati oltre 4.600 procedimenti penali fino al 2020. Processi che senza questa misura non si sarebbero celebrati.
La fase di ripartenza economica post pandemia e i tanti cantieri che verranno aperti con Pnrr e il fiume di soldi collegati hanno bisogno di controlli efficaci e di una giustizia attenta. Lo sappiamo, basta scorrere le cronache giudiziarie di questo Paese. Ora questa ghigliottina sugli ecoreati non può essere frutto di distrazione. C’è chi in questo Paese, nel parlamento, gli ecoreati nel codice penale non li ha mai voluti ed ora ha trovato il modo di «neutralizzarli». Non certo con il mio voto o con quello dei colleghi di FacciamoECO e spero saremo in molti a dirlo in Aula.

* deputata di FacciamoECO