Il silenzio assordante degli abissi marini viene interrotto da un segnale d’allarme: non siamo soli. La macchina ha scovato qualcosa, ha avvertito un movimento, lì, nel buio delle profondità oceaniche di questo pianeta sconosciuto e inesplorato. Non posso far altro che osservare, tramite l’interfaccia dell’esotuta, il movimento dell’umano racchiuso al suo interno, che decide di avanzare verso il rumore. Sebbene si trovi in acque aliene, la curiosità sincera e vorace che lo contraddistingue lo spinge ad andare avanti, per scoprire, per capire, per connettere gli elementi che rendono questo pianeta ciò che è, e che permettono la vita. Ebbene sì,...