Vi sarà capitato di vedere, soprattutto in campagna, cani legati a catene più o meno lunghe. Etologi ed esperti di benessere animale sono concordi nel definire la costrizione di una cane alla catena è una forma di maltrattamento, con conseguenze sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale. Per questo motivo in diverse parti del mondo questa pratica è vietata da tempo. In Europa i paesi più avanzati sono Austria e Svezia che introducono pesanti sanzioni quando non addirittura, nel caso della Svezia, fino a due anni di reclusione.

In Italia, la situazione è stata fotografata per la prima volta dal rapporto Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena realizzato da Green Impact, startup che promuove pratiche trasformative ecologiche ed economiche, in collaborazione con Save the Dogs and Other Animals.

Il rapporto passa in rassegna anche le normative regionali italiane e individua una situazione spesso carente. In Italia ci sono regioni che sulla carta appaiono «virtuose», come l’Umbria e la Campania, e che vietano la detenzione dei cani a catena, ma quando si approfondisce si scopre che la Regione Campania non ha previsto sanzioni, rendendo la norma non attuabile. Fanno abbastanza bene Abruzzo, Emilia-Romagna (la prima regione nel 2013 ad aver vietato la catena per i cani), Lombardia, Veneto e Puglia. Fanalino di coda sono Liguria, Basilicata e Sicilia, regioni che non hanno regolamentato la materia. L’ideale, secondo Save the dogs, sarebbe che entrassero a far parte della legge nazionale contro il maltrattamento degli animali. Per Gaia Angiolini di Green Impact i risultati emersi dal report offrono gli strumenti necessari per adottare provvedimenti incisivi.

La mancanza di regole chiare e uguali per tutti, unita a una scarsa informazione, fa sì che tenere un cane legato alla catena anche tutta la sua vita sia un’abitudine diffusa: cambiare le leggi non serve se non cambia la mentalità o non si mettono le persone nelle condizioni di rispettare le leggi. In molti casi i cani possono mordere e i loro proprietari non sono in grado di correggere un tale comportamento. In alcune località legare i cani alla catena è una «tradizione» vecchia di centinaia di anni e, per i loro proprietari, questo è semplicemente il modo in cui si tengono i cani. Il merito di questo tipo di lavoro è anche quello di analizzare questa pratica non solo dal punto di vista legale ma anche da quello etologico e veterinario e con quello sguardo etico che è sempre più necessario rivolgere ai viventi non umani.