Il governo italiano sta lavorando a un decreto legge per contrastare al meglio diffusione del coronavirus. Tra le decisioni, si prevedono una serie di misure, dalla chiusura delle scuole alla sospensione di manifestazioni e attività lavorative fino alla possibilità – sulla quale si sta ancora discutendo – di utilizzare, in caso di necessità, forze di polizia e militari per far rispettare le prescrizioni.

UN GIORNO DOPO I PRIMI CASI di Sars-Cov-2 a Codogno, sono 2 le vittime e 60 le persone risultate positive nel nord Italia. I focolai identificati per ora sono due. Il primo è nel lodigiano, e coinvolge 46 persone. L’altro è nel Veneto, tra Dolo e Mira. A Casalpusterlengo, nella zona del focolaio lombardo, una donna di 77 anni con altre patologie è stata ritrovata morta in casa e il tampone ha rilevato l’infezione, ma è difficile stabilire se il coronavirus abbia avuto un ruolo determinante.

Tra i 12 casi veneti figura anche l’altra vittima, un 78enne morto all’ospedale di Schiavonia, già in condizioni critiche al momento del test. 300 pazienti e 150 dipendenti sono stati chiusi nell’ospedale in attesa dei test, per paura che il paziente abbia contagiato altre persone nella struttura. Tra gli altri undici, uno è in condizioni critiche all’ospedale di Dolo, a Padova. Un caso è stato registrato anche a Milano, un uomo di Sesto San Giovanni esaminato al San Raffaele. Un caso positivo è stato registrato a Torino, «un quarantenne che non è in pericolo di vita» secondo l’assessore alla sanità piemontese Icardi. Ma avrebbe avuto contatti con alcune delle persone contagiate a Codogno. Dunque, per ora nessun focolaio in Piemonte anche se si stanno monitorando i suoi spostamenti. Una paziente cinese a Roma, infine, rimane ricoverata in terapia intensiva, mentre il marito e il ricercatore rimpatriato da Wuhan hanno superato l’infezione.

PER CIRCOSCRIVERE il contagio, infatti, i medici cercano di ricostruire la catena dei contatti ma con scarsi risultati sui cosiddetti «pazienti zero». Nel focolaio lodigiano, il manager della Unilever rientrato da Shanghai è risultato negativo al test degli anticorpi: dunque non è mai entrato in contatto con il virus e non può aver avviato il contagio, ha comunicato il viceministro Sileri. Anche nei casi veneti il punto di partenza dell’infezione è ancora da stabilire. Le ordinanze congiunte di governo e regione hanno isolato circa 50mila persone residenti nei dieci comuni limitrofi a Codogno e il paesino veneto di Vò Euganeo, dove vivono circa 3.500 persone. Chiuse anche attività lavorative (non i servizi essenziali), trasporti pubblici, scuole, manifestazioni sportive e le tradizionali feste di carnevale. Chiuse su invito della regione anche tutte le università venete.

I PROVVEDIMENTI però dilagano più veloci del virus: anche in Trentino, in cui non sono stati rilevati casi, le scuole saranno chiuse fino a mercoledì e le gite scolastiche da e verso la provincia sono annullate. Analoga decisione sulle gite verso il nord anche da parte delle scuole campane.

L’attenzione ora è tutta su Milano, che dista solo 60 chilometri da Codogno. Gli uffici e i servizi comunali milanesi rimarranno aperti, ha dichiarato il sindaco di Milano Beppe Sala prima di sapere del paziente confermato al San Raffaele. Tuttavia, sui provvedimenti «si naviga a vista, in attesa di linee guida nazionali». «Non chiediamo ai milanesi di stare a casa», ha proseguito Sala, «ma chiediamo di ridurre la socialità».

«Ci aspettiamo focolai di coronavirus anche in altre zone» ha commentato il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza, a cui ha fatto eco l’infettivologo del policlinico Gemelli di Roma Roberto Cauda: «l’importazione di casi dalla Cina era attesa». L’impressione di queste ore di un virus che dilaga di ora in ora, però, potrebbe restituire un quadro falsato della situazione, favorito dall’allarmismo e dalla ricerca di facile consenso da parte di media e politici.

Ma il numero di casi in questo momento cresce soprattutto per l’avvio delle attività di monitoraggio sistematiche nelle zone colpite e riguarda molto spesso pazienti in buona salute. Ancora ieri Salvini è tornato ad attaccare Conte. «Quelli che dicono ‘è tutto sotto controllo’ mi sembra che abbiano capito poco o hanno capito tardi», ha detto riferendosi ai provvedimenti di quarantena attuati in ritardo, proprio mentre il presidente Mattarella chiedeva «senso di responsabilità e unità di impegno». Da parte sua, il ministro della salute Speranza ha ribadito: «Siamo stati i primi a chiudere i voli e siamo gli unici che prevedono quarantene per tutti quelli che vengono dalle aree a rischio».

GLI ESPERTI DELL’OMS però avvertono da tempo che quarantene e blocchi al massimo ritardano il contagio ma non possono contenerlo e che è necessario investire sulla preparazione delle strutture sanitarie ad affrontare eventuali focolai. L’alto numero di medici e infermieri contagiati nel lodigiano sembra confermare che si tratta di un punto critico reale.