Sotto il ghiaccio della Groenlandia c’è un cratere largo trentuno chilometri e profondo oltre trecento metri. Secondo i geologi guidati da Kurt Kjaer dell’università di Copenhagen che l’hanno individuato, il cratere è ciò che rimane dell’urto della Terra con un meteorite del diametro di un chilometro e mezzo. Si tratta di uno dei crateri da impatto più grandi sulla Terra. La scoperta è stata pubblicata sull’ultimo numero della rivista Science Advances.
Il cratere si trova sotto un chilometro di ghiaccio nella zona del ghiacciaio Hiawatha, al confine tra la Groenlandia e il Canada, ed è stato rilevato attraverso indagini radar svolte nel 2016. Uno degli interrogativi principali ora riguarda la datazione. Normalmente, per datare le rocce si usano tecniche radiometriche, basate sull’abbondanza di isotopi radioattivi che, nel tempo, trasmutano in altri elementi.

Per ora non sono ancora disponibili reperti su cui effettuare tali misure. Basandosi su metodi indiretti e meno precisi gli scienziati stimano che l’impatto sia avvenuto durante il Pleistocene, cioè tra due milioni e mezzo di anni fa e dodicimila anni fa circa. Si tratta di un periodo relativamente breve e coincide con quello in cui si è evoluto il genere Homo. I crateri di queste dimensioni solitamente risalgono a periodi molto più lontani, dai 65 milioni di anni che ci separano dal meteorite di Chicxulub in Messico (quello dei dinosauri) fino a due miliardi di anni, l’età del gigantesco cratere di Vredefort in Sudafrica, un cratere di 160 km di diametro. Dopo un impatto simile vengono immesse nell’atmosfera quantità di polveri tali da influire sull’illuminazione solare e sulla composizione chimica dell’aria.
Se la datazione fosse confermata, l’impatto dovrebbe aver avuto notevoli ripercussioni climatiche sull’ecosistema dei nostri antenati.