«Tutto il resto è liquame». Roberto Balzani non ci gira troppo attorno e si esprime così rispetto a qualsiasi discorso alternativo alla competizione tra lui e Stefano Bonaccini previste per il 28 settembre. Ieri Balzani ha consegnato le firme necessarie, è riuscito anche a raccoglierne più di quelle che erano necessarie, ed è tornato più volte durante il giorno a suonare il campanello d’allarme rispetto alle manovre che ancora si stanno tentando per calare «briscoloni» dall’alto e trovare nomi unificanti in Emilia Romagna o a Roma. Balzani spera che non «vi siano spazi per briscoloni o altre amenità imposte o pensate in contesti esterni alla Regione e comunque espressione di una democrazia che si vorrebbe guidare dall’alto e non riconoscere dal basso, nel confronto trasparente delle figure e delle posizioni».

Ma sono proprio le parole di Balzani che fanno capire quanto sia ancora fitto il lavorìo. Bonaccini parlando mercoledì sera ad un pubblico non troppo caloroso della festa dell’Unità di Bologna ha spiegato che intende andare avanti perché è sicuro di aver spiegato ai magistrati che quella cifra che gli viene addebitata, poco più di 4.000 euro, aveva realmente a che fare con l’attività istituzionale di consigliere regionale nonostante non avesse giustificato gli scontrini.

Il renziano è convinto di uscire pulito, il suo avvocato ieri ha presentato istanza di archiviazione convinto che i magistrati sapranno capire il contesto particolare in cui si sta muovendo il suo assistito e agiranno velocemente. Vedremo. Bonaccini ha spiegato di aver sentito il sostegno del partito attorno a lui e i parlamentari della regione ieri hanno detto senza mezzi termini che in Emilia Romagna non esistono le «spese pazze» e che è ora di finirla con le denigrazioni. Dichiarazioni che sembrano a sostegno del candidato alle primarie che si trova ancora nella veste di indagato.

Ma la poca serenità della situazione è testimoniata dai tanti ragionamenti a taccuini chiusi anche di esponenti regionali che sono perplessi sulla soluzione primarie Bonaccini – Balzani.

Torna fuori il nome di Daniele Manca, il sindaco di Imola. Renzi l’avrebbe voluto come nome unificante del territorio che piaceva alla ancora grande anima bersaniana di questa terra. Il nome di Graziano Delrio non manca mai nella rosa delle soluzioni calate dall’alto ma il sottosegretario non vuole muoversi da dov’è. E allora, cosa accadrà? Lo spostamento della direzione nazionale del Pd suggerisce che entro martedì una soluzione vada trovata.

Una proposta la suggerisce chi conosce bene questa regione e anche le logiche del Pd. Pier Luigi Bersani ieri ha detto che Roma deve «ascoltare l’opinione del partito in Emilia Romagna». Bersani ha specificato che lui una soluzione per entrare nella questione delle regionali ce l’aveva (ed era Manca, ndr). Ma ora che la frittata è fatta «Bisogna decidere assieme, Bologna e Roma – ha spiegato Bersani – I problemi sono sempre stati superati puntando sul collettivo, sull’anima comune che esiste nel Pd dell’Emilia Romagna. E poi non c’è problema, perché a noi non ci ammazza nessuno» ha chiuso in modo orgoglioso.