L’Unione democratica croata (Hdz) vince le parlamentari, ma ottiene soltanto 61 seggi. Per governare da sola ne servirebbero 76, ma le urne costringono i conservatori alla ricerca di un governo di coalizione. Il primo ministro uscente Andrej Plenković può vantare di aver resistito all’assalto del partito socialdemocratico (Sdp) del presidente della Repubblica Zoran Milanović, che con il 10% di preferenze in meno porta a casa 42 seggi e una sinistra fratturata.

Milanović appare come il vero sconfitto e dal partito sono in molti a chiedere che si assuma la responsabilità della sua divisiva candidatura, giunta senza smettere i panni di presidente delle Repubblica, bocciata prima dalla Corte costituzionale e ora anche dall’elettorato.

Nelle prime dichiarazioni, il segretario Sdp Pedja Grbin cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e sottolinea che «due terzi dei cittadini non sono soddisfatti di ciò che sta accadendo in Croazia, non li deluderemo».

Attorno a questi due terzi di sta consolidando l’idea Sdp di un governo «che sia di tutti tranne che dell’Hdz». Progetto difficile, ma che potrebbe trovare attenzione qualora la costruzione di una coalizione dei conservatori dovesse rivelarsi più difficile del previsto.

Le consultazioni per creare una maggioranza potrebbero vedere una spinta a destra qualora Plenkovic decidesse di aprire il campo alla destra radicale di Movimento Patriottico (Mp) e Most, che incassano rispettivamente 14 e 11 seggi e l’investitura di potenziali kingmaker della politica croata.

L’alternativa di Plenkovic potrebbero invece essere i 13 seggi distribuiti tra i partiti centristi minori e le quote delle rappresentanze etniche previste dalla legge elettorale croata. Impossibile guardare invece ai 10 seggi ottenuti da Možemo!, lo schieramento della sinistra ecologista. Un risultato insufficiente a porlo in una posizione di forza contrattuale, ma entusiasma grazie ai seggi raddoppiati rispetto alla precedente legislatura. Soprattutto, la leadership di Možemo! ha chiuso le porte all’Hdz e ricordato agli altri partiti la promessa di isolare l’Hdz, «perché è fondamentale che sia allontanato dal potere e la Croazia liberata dalla corruzione».

Maja Sever, presidente della Federazione Europea dei Giornalisti e attenta osservatrice del suo paese natale, ritiene che «non possiamo dire di avere un vero vincitore. Gli elettori conservatori hanno inviato a Plenković un chiaro messaggio attraverso i voti di preferenza: il vice primo ministro Ivan Anušić ha ricevuto più voti di lui, mentre i suoi più stretti collaboratori hanno ottenuto pochissimo».

E aggiunge: «Sembra che tutti avranno bisogno di Mp, questo mette i rappresentanti della minoranza serba in una posizione scomoda». Il peso della destra radicale nella futura coalizione di governo e le richieste politiche che giungeranno da quel campo rischiano di rinfocolare tensioni che la Croazia ha finora saputo gestire, mentre da Bruxelles terranno d’occhio un Plenkovic che sinora ha agito da europeista convinto, ma che potrà trovarsi a dover fare concessioni ad una coalizione sbilanciata a destra.