In Europa, «epicentro della pandemia» secondo l’Oms, la Croazia si trova sulla faglia che dai Balcani al Baltico è al centro della quarta ondata. I casi e i morti di Covid crescono sui livelli paragonabili a quelli del 2020. Eppure l’Europa orientale, come parte dell’Ue, ha avuto accesso agli stessi vaccini che all’ovest stanno contenendo l’impatto sanitario della pandemia. L’impatto diverso del Covid ha dunque radici non solo biologiche ma anche sociali e culturali.

Sasa Ceci, fisico, giornalista scientifico e ospite fisso di Treci element, una popolare trasmissione di divulgazione della tv nazionale croata, descrive la situazione locale senza toni allarmistici, ma con preoccupazione. «Il numero dei casi è ai massimi storici e non sembra fermarsi presto. Negli ospedali la situazione non è ancora critica, non siamo ancora costretti a riempire di letti le sale da concerto di Zagabria com’era avvenuto in passato. Se i numeri continuano a crescere potremmo toccare di nuovo quei livelli. Abbiamo una bassa percentuale di persone totalmente vaccinate, circa il 45% della popolazione. In alcune aree, come il sud della Dalmazia, è inferiore al 40%».

Qual è la situazione negli ospedali?

Laddove le persone sono meno vaccinate, la situazione negli ospedali è già preoccupante: il numero di persone in terapia intensiva fa scarseggiare medici e infermieri. Ma per ora tutti riescono ad avere l’assistenza medica di cui hanno bisogno. Le associazioni di medici e infermieri chiedono interventi, perché se non saranno assunte misure di contenimento, nelle prossime settimane saremo nei guai. La politica però fa finta di niente e abbassa il livello di allerta. Da noi i vaccini non sono obbligatori ma per ospedali, scuole e università dal 15 novembre sarà necessario il green pass basato sugli stessi criteri adottati dall’Austria: per averlo bisogna essere guariti o vaccinati. E così adesso molte persone hanno deciso di vaccinarsi. Ma anche da noi ci sono manifestazioni contro queste limitazioni, soprattutto da parte dei partiti di estrema destra.

Perché il livello di vaccinazione è così basso in Croazia?

Come l’Italia, la Croazia adotta i vaccini autorizzati dall’Ema, ma molti li hanno rifiutati in quanto “sperimentali”. In Croazia ci sono undici vaccini pediatrici obbligatori, mentre il vaccino anti-Covid è facoltativo. Questo, paradossalmente, ha insospettito la popolazione. Molti hanno pensato che se il governo ha deciso di non renderlo obbligatorio evidentemente sa che non è un vaccino sicuro. Ma dopo sei mesi e miliardi di vaccinazioni il dubbio dovrebbe essere superato. A parte le persone che hanno paura, molti non vaccinati sono confusi dalle notizie che leggono. Le morti da Covid ormai sono solo statistiche, mentre ogni morte sospetta in concomitanza di un vaccino fa i titoli dei giornali. Se poi due giorni dopo si scopre che tra la morte e il vaccino non c’è alcuna relazione, la notizia passa in secondo piano. Vengono pubblicate anche molte notizie false, nelle manifestazioni molte persone sostengono che il virus non esiste, perché non lo hanno mai visto dal vivo.

La comunità scientifica è ascoltata dall’opinione pubblica?

La comunità scientifica è in grande difficoltà. Molte persone che conosco hanno ricevuto minacce rivolte a loro o ai loro familiari. Persino nel consiglio scientifico che assiste il governo c’è chi minimizza il rischio Covid come il biochimico Gordan Lauc, secondo cui solo gli anziani dovrebbero vaccinarsi e che vede un legame tra l’aumento della mortalità in Croazia e le vaccinazioni. Cinque membri del consiglio hanno dovuto prendere pubblicamente le distanze da lui, ma è rimasto al suo posto. Il sospetto è che questo atteggiamento sia utile per giustificare l’inazione del governo.

Perché diverse nazioni dell’Europa orientale sono in una situazione simile?

Ci sono diverse spiegazioni possibili. La sfiducia nei confronti dei governi in questi paesi potrebbe essere un’eredità del socialismo reale. Però sono passati ormai trent’anni, e gran parte della popolazione non si ricorda nemmeno quel periodo. Poi c’è la variante Delta, che ha colpito prima Spagna, Portogallo e Inghilterra e da lì si va diffondendo verso est. Inoltre, l’esitazione vaccinale in alcuni di questi paesi si è radicata prima del Covid-19. A causa della bassa copertura vaccinale, Romania e alcune zone della Croazia hanno ospitato focolai di morbillo, per esempio. Poi c’è una questione politica: molti di questi stati sono alle prese con l’instabilità politica, e in queste fasi molte persone sentono il bisogno di una prospettiva, di un punto di vista da cui osservare la realtà: le teorie cospirazioniste spesso soddisfano questo bisogno. Infine, parliamo di nazioni piccole e mediamente più povere, in cui per i media non è facile sopravvivere. A differenza del mercato anglofono, in cui c’è posto per media di orientamento diverso, da noi è più facile sostenersi con un giornalismo a buon mercato e notizie «acchiappa-click». Se la qualità del giornalismo è bassa, ne risente tutta la società.