Circa due mila persone ieri pomeriggio a Napoli per la manifestazione nazionale contro l’esercitazione militare Nato Trident Juncture 2015: cominciata il 3 ottobre, andrà avanti fino al 6 novembre, coinvolgendo i territori di Italia, Spagna e Portogallo. Il corteo è stato promosso dal Comitato Pace e Disarmo con Pax Christi, il padre comboniano Alex Zanotelli, Un Ponte Per, i richiedenti asilo dei centri migranti di Napoli e Campania, Acli, Lavoratori in lotta contro la schiavitù, i Precari Bros, i comitati per l’acqua pubblica e molte altre sigle. Massiccia la partecipazione dei movimenti partenopei.
Trident Juncture è stata definita dallo U.S. Army Europe «la più grande esercitazione Nato dalla caduta del Muro di Berlino»: partecipano oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di 28 paesi alleati e 7 partner, con 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra, per testare armi e strategie di intervento in ogni parte del mondo. Coinvolte anche organizzazioni e agenzie internazionali (come la Croce Rossa e la Usaid), Ong che lavorano con i governi e industria delle armi.

I comitati No Trident si riuniscono oggi a Napoli, dove è insediato uno dei due comandi dell’esercitazione (l’altro è la sede Nato olandese di Brunssum), per dire no alle «ingerenze delle potenze imperialiste in altri paesi, alla militarizzazione dei territori, alle servitù militari e alla devastazione ambientale, alle campagne razziste e xenofobe» e per il diritto d’asilo per tutti i profughi, la libera circolazione per i migranti, il taglio delle spese militari.

«Grazie alle lotte dei movimenti pacifisti – raccontava ieri padre Alex Zanotelli – in Italia vige la legge 185: lo stato ogni anno deve pubblicare una relazione in cui dettaglia a chi vende armi, quali banche sono coinvolte nel processo e non può esportare a paesi in guerra o che violano i diritti umani. Praticamente una legge sistematicamente disattesa». Zanotelli punta anche il dito contro gli effetti sull’ambiente: «Il Pentagono è il più grande consumatore di petrolio al mondo. I radar militari installati al Lago Patria emanano onde dannose per la salute sul territorio di Giugliano, in piena Terra dei fuochi, martoriato dai rifiuti tombati illegalmente, aggiungendo danno su danno». E’ lo stesso tasto su chi battono i No Muos arrivati dalla Sicilia; dal nord ci sono i No Dal Molin.

Nella capitale del Mezzogiorno rovinata dalla crisi economica e dai tagli, il corteo protesta anche per le spese militari: «Nel mondo l’anno scorso sono stati spesi 1miliardi.776milioni di dollari in armamenti – prosegue Zanotelli -. L’Italia nel 2014 ha stanziato 29miliardi di euro a fronte di 2,35miliardi di tagli alla sanità, più quelli al welfare e all’istruzione».
Il corteo attraversa la città, meta finale piazza del Plebiscito, per consegnare un documento al prefetto. In testa al corteo un’enorme chiave con la scritta «chiudiamo le basi». Nel mezzo i rifugiati e i richiedenti asilo dell’Usb con lo striscione «basta speculare sui migranti». A inizio giornata un piccolo scontro tra siriani pro e contro Assad, ma lo screzio dura un attimo. Al centro del serpentone un’enorme bandiera palestinese esibita in orizzontale dalla numerosissima comunità presente in città da molti anni.