Malgrado il segno distintivo del primo turno delle regionali sia stato anche da queste parti l’affermazione del Front national che, sebbene raggiungendo proporzioni molto più modeste rispetto al dato nazionale, ha registrato dei veri e propri exploit locali guadagnando migliaia di voti rispetto alle precedenti consultazioni elettorali, in Corsica e Bretagna il voto del 6 novembre ha confermato anche la ripresa dei movimenti indipendentisti e regionalisti.

Dopo aver conquistato negli ultimi anni il municipio di Bastia e di altri importanti centri dell’Île de Beauté, l’ala moderata del movimento corso, favorevole a maggiore autonomia più che alla piena indipendenza, incarnata dalla lista Femu a Corsica, guidata proprio dal sindaco della città del nord dell’isola, Gilles Simeoni, ha raccolto oltre il 17,6% dei consensi. Corsica Libera, espressione invece dei settori radicali, un tempo considerati come il braccio politico del Flnc, guidata da Jean-Guy Talamoni si è fermata al 7,7%. Le due liste hanno già annunciato la fusione al ballottaggio, quando sfideranno sia la sinistra unita che il centrodestra: il dato di partenza su cui possono contare i tre rassemblement è pressoché pari, intorno al 25%.

Meno siginificativo, ma non per questo da sottovalutare, il risultato ottenuto nell’ovest della Francia dalla lista Oui la Bretagne che ha cercato di federare le forze regionaliste locali sotto l’egida di Christian Troadec, sindaco della cittadina di Carhaix, cuore culturale e politico dell’Emsav – il nome celtico del regionalismo bretone -, consigliere dipartimentale del Finistère e soprattutto noto per essere stato uno dei leader dei Bonnets rouges, il movimento di contestazione nato nel 2013 intorno alla crisi dell’industria dell’allevamento e della macellazione. Anche se il dato complessivo non è all’altezza delle attese, la lista non avrà alcun rappresentante nel prossimo parlamento di Rennes, la coalizione bretone ha comunque raggiunto e superato il 10% in molte località, arrivando addirittura prima in alcuni centri rurali del Finistère.

Altre due liste, su posizioni più radicali, Notre chance l’indépendance di Bertrand Deléon e Bretagnes en lutte, che raccoglieva le realtà della sinistra indipendentista, guidata dall’ex leader di Emgann, Gaël Roblin, non hanno raggiunto l’1%. In ogni caso, domenica prossima, la rielezione a presidente della regione del socialista Jean-Yves Le Drian, attuale ministro della Difesa, arrivato largamente in testa al primo turno, è considerata scontata.