Anche se giunto in ritardo, un anno dopo la fine della scorsa XVII Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia diretta da Hashim Sarkis, il catalogo del Padiglione portoghese In Conflict, Vol. 1, è uno strumento prezioso per capire quale sia il metodo da seguire per chi affronta i problemi della realtà urbana. In particolare quale complessa analisi sottenda una ricerca che spieghi le contraddizioni e le cause che riguardano le disuguaglianze tra i cittadini e le soluzioni possibili per risolverle.

NEI SETTE CAPITOLI che compongono il catalogo e corrispondenti al numero degli ambienti con i quali i curatori Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral organizzarono il percorso espositivo a Palazzo Giustinian Lolin, i casi studio selezionati sono accomunati dalla qualità delle loro componenti sociali e politiche e coprono il periodo che va dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 ai nostri giorni.
Il primo episodio interessa le torri del Bairro do Aleixo, a Porto. Il quartiere fu progettato e costruito tra gli anni ’60 e ’70 e demolito tra il 2011 e il 2019 perché troppo centrale per sopravvivere agli appetiti del mercato immobiliare.
Nel catalogo si spiega di come il conflitto sia il «risultato naturale della vita urbana», presente in ogni processo di gentrificazione con i suoi strascichi di drammi umani. Pertanto l’idea di «avere città dove tutti cooperano e non c’è attrito esistono solo nelle utopie e nei render degli architetti» (Moreiro).

SE LA LOGICA NEOLIBERISTA dei processi immobiliari modifica radicalmente le vite della gente, com’è possibile arginare questa deriva dando dignità all’abitare collettivo? Nel complesso residenziale Cinco Dedos (1972 -1982), nel quartiere di Chelas a Lisbona, con le sue cinque candide stecche disposte a ventaglio su una piastra-galleria, Vitor Figueiredo volle dimostrare che l’edilizia sociale non è qualcosa di second’ordine.
La sfida fu quella di configurare una «proposta poetica dell’abitare»: sia nell’alloggio sia nell’insieme del «microcomplesso» che assunse una sua iconica identità in relazione al paesaggio.
Oltre alla rifondazione delle regole dell’abitare sociale la vicenda del progetto Saal (Serviço Ambulatório de Apoio Local) a Meia-Praia nell’Algarve mostra come, a Rivoluzione avvenuta, l’emarginazione continuava da parte delle autorità locali di Lagos verso le famiglie fuggite durante gli anni del Fascismo dalla carestia dell’altra estremità dell’Algarve.

PER SOPRAVVIVERE queste si insediarono vicino al mare in capanne di canne che solo nel 1974 erano riuscite a sostituire con baracche in legno. Per i cosiddetti indios di Meia-Praia la democrazia non era ancora arrivata. Solo con il programma Saal si superò un conflitto secolare sancito dalla costruzione di un nuovo quartiere di case basse in muratura.

L’ARCHITETTURA PORTOGHESE, infatti, poté svolgere quel ruolo sociale solo quando si costituì la Segreteria di stato per l’abitazione guidata dall’architetto Nuno Portas che avviò i programmi Saal. Si poterono così eliminare quei quartieri di baracche illegali costruite da popolazioni emarginate durante il regime salazarista. Tale risultato non si sarebbero potuto conseguire senza la partecipazione dei cittadini come dimostra l’esemplare storia di Nova Aldeia a Luz. L’edificazione del nuovo villaggio fu necessaria a causa della costruzione della diga di Alqueva, ma i suoi abitanti vollero che questo fosse «un villaggio dell’Alentejo»: case a un piano imbiancate a calce con tetti rossi del tutto simile al villaggio originario, diversamente, quindi, da ciò che Álvaro Siza progettò a Malagueira.

A NOVA ALDEIDA fu posto al centro il valore dato alla «dialettica di prossimità» dell’abitato. È la stessa che si ritrova nel recupero dell’Ilha da Bela Vista a Porto. L’Ilha è un modello abitativo tipico costituito da una o più file di minuscole case a un solo piano costruite all’interno di edifici borghesi.
A Bela Vista, in seguito al violento incendio che nel 2017 causò decine di vittime, la ricostruzione delle case avvenne con la partecipazione attiva delle famiglie colpite dalla tragedia. Ciò preservò la dimensione umana del luogo e come per altri episodi è forse la ragione più originale dell’architettura portoghese contemporanea.