La notizia sarebbe questa: gli iscritti certificati del M5S hanno dato il loro nulla osta all’alleanza con il centrosinistra e altre liste civiche in vista delle elezioni regionali calabresi del prossimo 14 febbraio. Ma il condizionale è d’obbligo, perché il modo in cui i quesiti sono stati formulati e la claudicante situazione politica pongono più di un problema.

La maggior parte dei grillini ha approvato l’idea di una coalizione che contempli anche Carlo Tansi, ex responsabile della protezione civile calabrese che alle scorse regionali ha raccolto più del 7,5% dei voti in solitaria. Tansi è disponibile ad alleanze, ma solo in una coalizione che lo appoggi come aspirante presidente. Ma è molto difficile che il Pd accetti di sostenerlo.

Dunque, il suo nome sembra una polpetta avvelenata confezionata da chi tra i 5 Stelle non vuole che si replichi l’alleanza che regge il governo nazionale. Un’altra delle domande poste agli iscritti su Rousseau chiedeva che condizione dell’intesa fosse che anche le altre forze accettassero il tetto dei due mandati, per di più «retroattivamente».

Al contrario, l’accordo tra Pd e 5 Stelle è ben visto dai vertici nazionali. Tre giorni fa le due forze politiche hanno incontrato i movimenti civici regionali: attorno al tavolo dela futura coalizione si sono sedute ventisei persone.

Ancora prima, un appello firmato da 140 esponenti della società civile calabrese chiedeva che a sinistra si operasse una scelta di discontinuità a partire dal diritto costituzionale alla salute che in tempi di Covid e commissariamenti decennali è stato calpestato. «È ancora presto per parlare di nomi», dicono gli esponenti del centrosinistra.

Ma di tempo non ce n’è. Tra un mese scade il termine per la presentazione delle liste e i soggetti che non fanno riferimento a consiglieri regionali uscenti o gruppi parlamentari devono raccogliere le firme nonostante la pandemia. Si voterà in emergenza sanitaria, nel periodo che i leader nazionali escludono per le elezioni in caso la situazione precipitasse e si dovesse tornare alle urne in tutto il paese. Ma siamo in Calabria, e questo è solo l’ennesimo pasticcio in una situazione ingarbugliata più di sempre.