Il primo «Prontuario e vademecum sugli aeromobili a pilotaggio remoto» che definisce norme sull’uso dei droni e relative sanzioni è in dirittura d’arrivo e potrebbe essere presentato «a breve», al massimo entro un mese. Una serie di regole necessarie perché, come rivelano le stesse forze dell’ordine, un poliziotto di strada non ha le competenze per riconoscere se un drone è di quelli certificati, se può volare e dove. Ma soprattutto, come spiega Fabrizio D’Urso, responsabile della funzione organizzativa e del coordinamento omologazioni dell’Enac, «non c’è alcuna differenza tra un aeromobile a pilotaggio remoto e un aereo, dal punto di vista delle sanzioni civili e penali previste attualmente nel codice italiano». In teoria, infatti, un ragazzino che gioca in una piazza con un drone da due chili rischia sanzioni come un pilota illegale di un Boing 737. Una sproporzione che il nuovo prontuario si prefigge di eliminare anche se le pene saranno ancora molto severe per chi pilota un Apr non certificato, senza autorizzazione, o viola il regolamento messo a punto dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che siede al tavolo tecnico insieme alle varie forze dell’ordine coordinate dal ministero degli Interni per lavorare sul vademecum. Con multe che possono arrivare fino a 64 mila euro.

Ingegner D’Urso, qual è il quadro legislativo attuale per i droni?
La legge europea 216/2008 stabilisce che gli Apr fino a 150 chili rientrano nelle competenze nazionali mentre quelli più pesanti sottostanno alle norme europee. Perciò l’Enac ha avuto il compito di regolamentare questa fascia di Apr, che comunque sono soggetti anche al codice della navigazione italiana. La prima revisione del regolamento è del dicembre 2013, entrata in vigore nell’aprile 2014, e norma solo gli Apr usati a scopo commerciale, con regole diverse a seconda del peso, sotto o sopra i 25 chili. Per gli aeromodelli, che poi sarebbero droni usati a scopi ludici, valgono invece le norme dell’Aeroclub italiano e affini, e si possono far volare solo in specifici campi di volo.

Limitazioni dell’uso e dello spazio, privacy, etica, brevetti per i piloti… tutto regolamentato?
Abbiamo distinte le operazioni in due tipologie, a seconda che siano condotte in zone critiche o non critiche, ldifferenziate da una serie di parametri. È considerata «operazione critica» se il drone sorvola assembramenti di persone, centri abitati, infrastrutture considerate sensibili o vola sopra i 70 metri di altezza e oltre un raggio di 200 metri. In questo caso occorre un’autorizzazione dall’Enac. Mentre per le «operazioni non critiche» si va in regime di autodichiarazione. Da aprile ad oggi, da quando è entrato in vigore il regolamento, abbiamo registrato circa 350 autocertificazioni e solo una ventina di richieste di autorizzazione.

Quali sanzioni sono previste per chi viola le regole?
L’Enac non emette sanzioni, ma chi opera senza autorizzazione o viola il regolamento è passibile delle sanzioni civili o penali previste dal codice della navigazione, che sono molto severe. Come ha spiegato il sostituto commissario pilota Francesco Corigliano, del dipartimento di Pubblica Sicurezza intervenendo nella Roma Drone Conference, forse le sanzioni sono perfino troppo severe perché prive di progressione. Le pene cioè sono le stesse per chi, senza brevetto, pilota un aereo o un Apr. È previsto anche l’arresto per certe inadempienze, ma purtroppo succede spesso che si utilizzi il drone come fosse un giocattolo, senza consapevolezza. Ecco perché oggi si tende a non sanzionare, altrimenti si dovrebbero applicare pene davvero pesanti.

L’attestato per il pilota si ottiene per ciascun determinato modello?
Sì, oggi non c’è una standardizzazione come nell’aeronautica tradizionale, e questo ha introdotto in effetti una difficoltà perché ogni volta che si cambia apparato bisogna ottenere un nuovo attestato. Con la nuova bozza di regolamento si vorrebbe invece introdurre il concetto di type rating, che amplia la specializzazione del pilotaggio.

A quale tipo di legislazione è sottoposto l’uso di droni in operazioni di forze armate?
Sono aeromobili di Stato, quindi sottoposti solo al codice della navigazione e ai regolamenti europei nel caso di operazioni di pubblica sicurezza. In campo militare è tutto un altro discorso…