Puntuale al cambio di stagione, ecco ripresentarsi l’emergenza immigrati. Chi si ricorda del milione di africani in arrivo sulle nostre coste paventato nel 2011, l’anno delle Primavere arabe, dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni? L’invasione temuta non ci fu e anche stavolta le «800 mila persone, se non di più, pronte a partire dall’Africa verso l’Europa» di cui ha parlato ieri davanti alle Commissioni Difesa ed Esteri del Senato il Direttore centrale dell’immigrazione della polizia delle frontiere, Giovanni Pinto, probabilmente saranno archiviate come una boutade di mezza stagione.
La cifra, superiore a quella, già molto alta, fornita qualche settimana fa dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, secondo il quale le persone in attesa di solcare il Mediterraneo potrebbero essere tra le 300 e le 600 mila, è talmente inverosimile che a smentire se stesso stato, nel volgere di qualche ora, lo stesso Pinto: «Tra i 600 e gli 800 mila sono in Libia, ma non è detto che siano pronti a partire», ha precisato, per poi puntualizzare: «E poi vorrei assicurare tutti che la situazione è assolutamente sotto controllo. La situazione è complessa, ma stiamo gestendo tutto con la massima tranquillità e non c’è nessuna situazione di allarme». Parole che stridono con quanto aveva detto in precedenza: «Il sistema di accoglienza per i migranti è al collasso, non abbiamo più luoghi dove portarli e le popolazioni locali sono indispettite dal continuo arrivo di stranieri».
Ma è ad ascoltare i dettagli dell’audizione di Pinto che ci si accorge di come i numeri siano diversi: nel 2014 sono arrivati via mare 25 mila migranti, più della metà di quelli giunti nell’intero 2013, quando furono 43 mila. Di questi, il 90% è partito dalla Libia. Un dato «in linea con quelli del 2011, l’anno delle cosiddette primavere arabe, quando arrivarono 63 mila migranti». Per questo «il Viminale sta pensando a un piano di accoglienza per 50 mila migranti, perché i 16 mila posti dello Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) non sono sufficienti».
Anche qui qualcosa però non torna. Una circolare del ministero dell’Interno con la dicitura «urgentissimo», lo scorso 20 marzo, ha infatti messo a disposizione delle prefetture le risorse necessarie a creare 2.290 posti (e non 50 mila come annunciato da Pinto). Posti che avrebbero dovuto andare a sommarsi ai 7 mila aggiuntivi che lo stesso ministero, un paio di mesi prima, aveva chiesto agli enti locali inseriti nello Sprar di predisporre. Ma i comuni e le province che il 29 gennaio si erano visti approvare la domanda di finanziamento e nel frattempo avevano predisposto l’accoglienza si erano sentiti rispondere che i soldi non ci sono più. Anzi, spiega il responsabile immigrazione dell’Arci Filippo Miraglia che denuncia l’assenza di un Piano nazionale di accoglienza, ad essi è stato chiesto di «anticipare i finanziamenti e di coprire il 20% dei costi» dell’accoglienza.
C’è poi il bilancio dell’operazione Mare Nostrum. Secondo Pinto «ha dato risultati eccellenti, ma ha anche incrementato le partenze dalla Libia», mentre i costi sostenuti per trasferire e rimpatriare gli immigrati sono «significativi»: «Ogni mese di pattugliamento costa 9 milioni e mezzo di euro. A questa somma vanno aggiunti, per il solo 2014, 1,27 milioni per i 31 voli charter di rimpatrio: 21 per l’Egitto, 8 per la Tunisia e 2 per la Nigeria. Altri 2,5 milioni sono serviti per i voli di trasferimento interno dei migranti verso le varie località di destinazione».
Spese coperte con finanziamenti europei che non sono più neppure sufficienti e che potrebbero essere limitate, ad esempio, se solo l’Europa decidesse di aprire uffici nei paesi del Mediterraneo, a cui le persone in attesa di migrare potrebbero rivolgersi senza dover ricorrere agli scafisti, come ha proposto nei giorni scorsi il Presidente della Commissione per i diritti umani del Senato Luigi Manconi. Sarebbe, quest’ultimo, un modo per cambiare la strategia cosiddetta dell’«ultimo miglio», quella che affronta il problema solo alle soglie di Lampedusa, producendo viaggi in condizioni disperate, morti in mare e sofferenze. Ma per Pinto, dunque per il governo italiano, «Mare Nostrum ha svolto una funzione di drenaggio delle partenze» e grazie ad essa «non abbiamo avuto più morti».