Con buona pace del cislino Raffaele Bonanni, anche il ministro Poletti interviene sugli esuberi Alitalia. E conferma quello che da tempo si sa: “Da quel che posso capire io c’è una valutazione attorno a 2.400, 2.500 esuberi. Poi la discussione di merito ci sarà quando Alitalia e le parti discuteranno il piano”. Il ministero si mette a disposizione, e l’ex numero uno di Legacoop non nasconde che la partita sarà molto complicata: “Ci sono situazioni diverse: c’è personale di volo e di terra, c’è una situazione precedente, c’era un piano legato ad Alitalia, e c’è già un nucleo di persone con cassa integrazione a zero ore. Bisognerà riconsiderare tutta questa situazione, non abbiamo idea di quanto costi. C’è un fondo volo che è nelle disponibilità del ministero delle infrastrutture, bisogna capire come si configurerà questa situazione”.

Sul capitolo dei costi per collettività, in aiuto a Poletti arriva l’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni nei trasporti, che con il suo portavoce Dario Balotta segnala: “Si può ipotizzare che lo Stato si accolli i costi di 3.000 addetti considerati in esubero, per almeno 1,2 miliardi in sette anni per la cassa integrazione, a cui si aggiungono i 5.000 addetti in cassa integrazione dal 2008. Dunque si costituisce un esercito di cassintegrati di lusso, perché la loro cassa è, per legge, quadrupla rispetto ai mille euro riconosciuti agli altri lavoratori italiani”. Conclusioni: “L’operazione Alitalia-Etihad risponde alla stessa logica usata per la fallimentare privatizzazione che ha fatto nascere Alitalia-Cai. Con nuovi interventi protezionisti che si possono configurare come aiuti pubblici, e fanno tornare alla mente gli oltre 3 miliardi di risorse pubbliche, tra debiti e ammortizzatori sociali, impiegati per la precedente operazione”.

Grande è la confusione sotto il cielo di Alitalia. Lo comprovano anche le cautele dei sindacati, che chiedono alla nuova compagnia di presentare al più presto un piano industriale. “Finché non vedo il piano non commento”, fa sapere Susanna Camusso per la Cgil. E anche la Uil prende tempo: “Vogliamo vedere il progetto industriale che la nuova compagnia si propone – dice Luigi Angeletti – quando saremo in grado di capire se ha un futuro e quali conseguenze può avere sull’occupazione, ne discuteremo”.

Anche la Commissione europea ha intenzione di discutere, visto che ha subito rinnovato la richiesta all’Italia di garantire che l’effettivo controllo di Alitalia resti nell’Unione: “La compagnia aerea non solo deve avere una proprietà maggioritaria da parte di interessi Ue, ma anche il suo controllo deve rimanere in mani Ue – ha spiegato la portavoce del commissario ai trasporti Siim Kallas – se così non fosse, le regole sul controllo e la proprietà sarebbero violate dall’Italia. Se necessario, come fatto in altri casi in passato, la Commissione potrebbe richiedere la documentazione rilevante per assicurarsi che le regole Ue siano state rispettate”. A occhio su Alitalia se ne vedranno delle belle.