Il giordano Mohammed Mahateh non ha compiuto il gesto estremo di Mohammed Bouazizi che alla fine del 2010, dandosi fuoco in nome di pane e lavoro, innescò la rivolta in Tunisia e legò il suo nome alla primavera araba. Tuttavia la sua “marcia per il lavoro” potrebbe aver tracciato il percorso di una nuova stagione di proteste nel regno hashemita dove la crisi economica, acuita dalla politica di austerità attuata dal governo, ha già spinto l’anno scorso migliaia di persone a manifestare per settimane nelle strade di Amman. Mahateh, disoccupato 39enne di Aqaba, il 14 febbraio, alla testa di 60 persone senza lavoro, si è messo in marcia da Aqaba e, dopo aver percorso oltre 336 km a piedi, giovedì si è fermato di fronte alla Royal Court ad Amman. Lo stesso ha fatto una intera famiglia partita da al Tafilah, 170 km a sud della capitale. «Lungo la strada si sono aggiunte decine di persone – ha raccontato Mahateh – ad un certo ci sono contati ed eravamo 350. Abbiamo sempre camminato, seguiti da tre automobili che trasportavano acqua, cibo e altre cose di cui avevamo bisogno. E siamo andati sino in fondo». L’iniziativa ha spinto il ministero del lavoro ad annunciare la disponibilità immediata, presso i centri per l’impiego, di 3.300 posti di lavoro. Il tasso ufficiale di disoccupazione in Giordania è del 18%. Quello reale è ben più alto, soprattutto tra i giovani. Il costo della vita è in crescita a causa delle nuove imposte sulle materie prime e il debito pubblico nel 2018 ha raggiunto i 39 miliardi di dollari.