Si raschia il fondo del barile in attesa dell’ora X. Dovrebbe essere stata fissata per il prossimo consiglio dei ministri, previsto il 28 agosto. Brunetta permettendo. Perché nel Cdm di ieri il governo ha preso tempo dopo la fuga in avanti sul «decreto D’Alia» che avrebbe dovuto trovare una soluzione per i 150 mila precari pubblici in scadenza a fine dicembre. Una bozza di decreto è stata affidata all’Ansa l’altro ieri, e mai «fuga di notizie» è stata più improvvida.

Il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, il «falco» principe del partito berlusconiano, non ha perdonato e ha colpito. «Le decisioni importanti si discutono» ha detto. Fermi tutti e si ricomincia tutto di nuovo. Appuntamento a lunedì alle 16,30. Nel frattempo il governo continuerà a singhiozzare davanti ai ricatti del suo principale azionista: il Pdl. Un geniale inventore di eufemismi ha definito lo stop di Brunetta come una «pausa di riflessione». Nel fine settimana i tecnici saranno al lavoro e la maggioranza continuerà a litigare sotto banco.

Il nodo dei nodi è sempre lo stesso: la leggendaria Imu. Non ci sono i soldi per abolire la prima e la seconda rata. Potrebbero essere reperite con il gettito dell’Iva che arriverà dal pagamento di altri 10 miliardi di euro dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Il borsino delle cifre impazzite ha fissato la quota a 2,4 miliardi di euro. Ma forse sono di più. Potrebbero però anche essere di meno. La differenza potrebbe arrivare dall’aumento, naturalmente una tantum, delle accise sui giochi, i bolli, le sigarette. La benzina, forse, dovrebbe essere risparmiata. Anche in questo caso, un governo alla ricerca disperata di risorse non arriverebbe ai 4,4 miliardi complessivi per abolire quest’anno l’Imu ed evitare di dare a Berlusconi l’alibi per fare cadere il governo.

Il Pd reagisce. Con il ministro per gli Affari regionali Del Rio, sventola la bandiera della «Service tax» che sostituirà l’Imu e la Tares. Non riguarderà il 70% dei possessori di una prima casa. E la pagherebbe solo i ricchi. Figuriamoci se Brunetta poteva lasciar andare, a cuor leggero, una simile prospettiva. Tanto per fare capire chi comanda nelle larghe intese, il falco ha liquidato Del Rio: «Non è competente, non conosce la trattativa in corso, ha detto cose che non stanno nè in cielo nè in terra. L’imu sulla prima casa e sui terreni agricoli dovrà essere cancellata al 100% per tutti nel 2013. Del Rio poteva starsene zitto».

Paroloni che hanno sollecitato una commedia di reazioni stizzite. A cominciare da Del Rio: «Me ne occupo perché è un’imposta federale. Zitto non sto di sicuro». È intervenuto Benedetto Della Vedova, oggi appartiene ad un partito – Scelta Civica – che due giorni fa aveva definito il rebus dell’Imu come un «pasticcio». «Brunetta non è il padrone della maggioranza».

Alla fine è arrivata un’altra voce del Pd, quella del nuovo responsabile economico Matteo Colaninno: «Si va verso la Service Tax – ha assicurato – che rivedrà l’intero impianto». In una disquisizione la cui complessità è pari ad una glossa della tomistica medioevale, le differenze restano le solite: il Pd vuole dare una parvenza di equità al capriccio dei berlusconiani, questi ultimi vogliono fare gli interessi del ceto dei proprietari e condizionare il governo.

Nella bozza di 10 articoli del decreto affidato alla «pausa di riflessione» c’è il via libera alla discarica di Statte (utile per l’Ilva), un bricolage di tagli «anti-casta» (meno 20% di auto blu), l’assunzione di mille vigili del fuoco, la mobilità del personale nelle società partecipate e la riforma del sistema che traccia i rifiuti (Sistri).