Con la fiducia votata la scorsa notte, alla vigilia del voto della decadenza di Silvio Berlusconi, il governo Letta incassa il primo ok alla legge di stabilità e la propria conferma. La legge, che da martedì prossimo passa alla Commissione Bilancio della Camera (termine per gli emendamenti il 5 dicembre), ha subito una «lievitazione» di ben 2,6 miliardi di euro, raggiungendo quindi i 15 miliardi di valore complessivo per il 2014.

Accanto alla manovra, che continua a essere criticata dall’opposizione, dai sindacati e anche dalle imprese, ieri l’esecutivo ha varato il decreto per la copertura della seconda rata Imu, che così viene cancellata: il valore, ha spiegato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, è pari a 2,15 miliardi di euro, coperti non solo grazie alla rivalutazione delle quote di Bankitalia (il cui via libera, dopo l’avallo informale della Bce, è stato dato ugualmente ieri dal consiglio dei ministri), ma anche grazie alla maggiorazione degli anticipi di Ires e Irap dovuti da banche e assicurazioni a fine anno. Una misura che Forza Italia ha definito «il gioco delle tre carte, o meglio delle tre tasse», perché – afferma il partito di Berlusconi, da martedì all’opposizione – «non sono stati sgravati i terreni agricoli, perché vengono caricate le banche con maggiorazioni che si trasferiranno su imprese e famiglie, e perché l’anno prossimo l’Imu tornerà con un nuovo nome».

Uno dei punti più scandalosi della legge, emerso ieri, è lo stanziamento di 40 milioni di euro per il 2014 per le navi di guerra (e, più in generale, di 3 miliardi da qui al 2033 destinati al settore aero-navale). Per il suolo, al momento, sono stanziati solo 30 milioni a livello nazionale, davvero poco.

Ancora, gli ambientalisti, e in particolare Legambiente, protestano per il fatto che la legge di stabilità ha sottratto fondi alle energie rinnovabili per indirizzarli a quelle fossili, verso cui vanno complessivamente ben 12 miliardi di euro di incentivi annui. Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando si è impegnato a riequilibrare la questione alla Camera.

Quanto al cuneo fiscale, è stato confermato che verrà ristretta la platea dei beneficiari, aumentando così il valore dello sgravio: di poca cosa, si passa da 14 a 17,5 euro al mese (228 euro annui) per chi guadagna da 15 mila a 18 mila euro; via via a scalare per chi guadagna fino a 32 mila. Le imprese usufruiranno di sgravi pari a 3,3 miliardi di euro, attraverso minori premi Inail (-14%) e sconti Irap sulle assunzioni.

Sulla casa si conferma la nuova Iuc (imposta unica comunale) che per la parte immobiliare (la vecchia Imu) porterà un risparmio rispetto al passato solo nel caso in cui il Comune applichi la versione base, all’1 per mille: ma poiché le amministrazioni possono innalzare l’aliquota fino al 2,5 per mille, e poiché è prevedibile che molte lo faranno, alla fine molti italiani pagheranno in realtà di più rispetto agli anni scorsi. Da notare anche la “fregatura” per chi è in affitto: dovrà comunque partecipare, per una quota parte del 10-30%, al pagamento della Tasi (servizi comunali).

Quanto al Sia, ribattezzato troppo frettolosamente da alcuni «reddito minimo garantito», lo stesso ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha detto che non si tratta di altro che di un ampliamento degli strumenti di lotta alla povertà, con 40 milioni di euro l’anno per 3 anni: verrà finanziato con un prelievo del 6%, del 12% e del 18% sulle pensioni rispettivamente oltre i 90 mila, i 128 mila e i 193 mila euro annui. Questo per le pensioni «d’oro». Non verranno invece indicizzate al 100%, come era stato ventilato in un primo momento, le pensioni sotto i 2500 euro lordi, confermando così la perdita di reddito per gli anziani delle fasce medio basse.

Saltano per ora la vendita delle spiagge e la riforma sugli stadi (ma non si esclude ci si ritorni alla Camera), mentre è confermata la sanatoria per le cartelle esattoriali: niente interessi, si pagheranno solo le sanzioni, e il saldo va fatto al 50% entro il 30 giugno 2014, l’altra metà entro il 16 settembre.