Non è nuova la fascinazione da parte dei musicisti per il canto degli uccelli. Dalle trascrizioni di Messiaen alle improvvisazioni «ornitologiche» di Parker e Dolphy. Si inserisce dunque in un terreno già dissodato Daniele D’Agaro con questo suo nuovo album. Ma la novità, è costituita dall’avere immaginato di fare incontrare il suo trio Ultramarine, con Denis Biason alle chitarre elettrica e acustica e banjo, e Luigi Vitale a marimba, vibrafono e balafon con il chioccolatore Camillo Prosdocimo. L’arte dell’imitazione del canto degli uccelli è tradizione antica associata all’attività venatoria. Prosdocimo è in grado di imitare una grande varietà di uccelli, D’Agaro lo fa interagire con i musicisti in buona metà dei brani come fosse un cantante operistico. Il risultato è affascinante. D’Agaro qui suona clarinetto, piccolo e clarinetto basso dimostrando una originalità e una padronanza che ha pochi paragoni. Interessante è lo strumentario utilizzato dai musicisti caratterizzato in gran parte dal calore dei legni e l’ampia gamma timbrica ottenuta dalle chitarre di Biason. Esperienza di ascolto dove convivono memoria ancestrale e sensibilità contemporanea.