La casa editrice Carocci ha dato alle stampe due importanti saggi di storia della medicina. Il primo l’ha scritto Enrico Crivellato, anatomico all’università di Udine, e si intitola Sul moto del cuore e del sangue. L’apparato cardiocircolatorio dall’antichità alla rivoluzione scientifica (pp. 648, euro 65).
OPERA UNICA nel panorama editoriale non solo italiano, si articola intorno a cinque nuclei tematici a cominciare dalle vicende relative alla scienza greca; segue la riflessione sul ruolo di organizzazione e sistemazione dottrinale operato da Galeno e dalle influenze esercitate da quest’ultimo nell’ambito della cultura islamica e del pensiero occidentale medioevale e rinascimentale. Tutto l’impianto elaborato fin a questo momento va in crisi quando la dottrina galenica mostra lacune e cedimenti di fronte all’avanzare delle evidenze sperimentali. Il saggio di Crivellato si conclude con la descrizione dell’opera e del pensiero di William Harvey, che elabora un nuovo paradigma circa la spiegazione del moto del cuore e del sangue. Harvey pubblica nel 1628 la sua opera fondamentale Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalium: ha capito che il sangue scorre dalle arterie alle vene e arriva in periferia e poi fino al cuore. Harvey intuisce che c’è una comunicazione tra arterie e vene che viene sviluppata da Marcello Malpighi, unanimemente riconosciuto come il padre dell’anatomia microscopica, avendo utilizzato come strumento di indagine il microscopio ottico subito dopo la sua invenzione, con il quale dimostra la presenza dei vasi capillari, che stanno a ponte tra le arterie e le vene.

IL SECONDO SAGGIO pubblicato da Carocci lo ha scritto Gilberto Corbellini, storico della medicina a Roma, e si intitola Storia della malaria in Italia. Scienza, ecologia, società (pp. 344, euro 29). Corbellini è uno degli studiosi più accreditati nello studio di questa malattia e nel volume ne traccia un profilo esaustivo che oltre alla disamina degli aspetti scientifici ne analizza anche le implicazioni e ricadute sociali. In Italia, all’indomani dell’Unità furono promosse diverse inchieste sulle condizioni economiche e sociali del paese. Una che riguardava proprio la malaria fu pubblicata nel 1882. Nel 1900 fu varata una legge che rendeva il chinino accessibile a prezzo di costo e via via la legge fu modificata per rendere il farmaco gratuito per chi lavorava o abitava in zone malariche.

L’INSETTICIDA che avrebbe consentito di controllare le epidemie causate dalla Guerra, e poi di sconfiggere la malaria in Italia e in altre zone temperate del mondo, era il Ddt (dicloro-difenil-tricloroetano), che arrivò insieme agli americani nel settembre del 1943. Nel 1946, fu lanciato un piano di eradicazione della malaria che interruppe la mortalità nel 1948 e la trasmissione del plasmodium falciparum nel 1952. L’Italia fu ufficialmente dichiarata libera da malaria dall’Oms il 17 novembre 1970.
Tanto il saggio di Crivellato quanto quello di Corbellini costituiscono due esempi di come non esista uno steccato tra la cultura umanistica e quella scientifica e di come studiosi come loro siano in grado di coniugare una profonda conoscenza della letteratura scientifica primaria e della storia del pensiero in senso lato, per dimostrare e fare capire che una scoperta scientifica risente sempre del contesto socioculturale e geo-politico all’interno dei quali viene prodotta. A questo riguardo, segnaliamo un saggio scritto da Francesca Romana Capone e pubblicato da Bollati Boringhieri intitolato L’universo letterario del probabile. Matematica, determinismo e probabilità da Poe a McEwan (pp. 152, euro 18). Si tratta di un esercizio pirotecnico nel quale l’autrice riesce a mostrare attraverso l’analisi delle opere di scienziati (come Niels Bohr, Max Planck, Werner Heisenberg) e letterati (come Edgar Alan Poe, Carlo Emilio Gadda, Robert Musil), quanto la letteratura influenzi il lavoro degli scienziati e viceversa.
Un filo comune a questi tre saggi è la presa d’atto dei limiti della conoscenza, bisogna osservare con senso critico i risultati della ricerca e valutare le ricadute delle nostre decisioni. Dobbiamo abituarci a convivere con l’incertezza e l’imprevisto: meno certezze e più dubbi, sempre, questo è il motore della conoscenza.