Sempre pronti a giri di vite e strette repressive, questa volta M5S e Lega hanno curiosamente scelto di attenuare gli effetti di una prescrizione, con uno strano caso di garantismo per alcune fattispecie di reato, a sfondo razziale. Accade che la Commissione Antimafia, presieduta dal senatore grillino Nicola Morra, stia riscrivendo pezzi del Codice antimafia che fissa i criteri per presentarsi alle elezioni. Nella riformulazione si stabilisce che chiunque abbia accumulato pene per 4 anni di condanna complessivi non possa essere candidabile.

Proprio due giorni fa il capogruppo in commissione per la Lega Gianluca Cantalamessa e il suo collega del M5S Michele Giarrusso hanno presentato un emendamento che recita: «Nel cumulo non si tiene conto delle condanne riportate per i seguenti reati». Continuando la lettura del testo, si apprende che lo stralcio proposto dai gialloverdi riguarda le pene connesse alla legge Mancino sul razzismo, oggetto più volte di critiche da parte di leghisti di sponda con gruppi dell’estrema destra, abbraccia il divieto di istigazione a delinquere per discriminazione religiosa e copre gli articoli del codice penale che disciplinano la diffamazione. L’emendamento è passato, mentre sul codice in generale si sono astenute le opposizioni di Pd, Fi e FdI.

Morra si presenta ai giornalisti per incassare l’approvazione e non si sofferma sulla sanatoria per i razzisti: «Il testo si potrà sempre migliorare ma non si può essere in disaccordo con la volontà di impedire l’accesso alla candidatura per i condannati per i reati di mafia». La maggioranza auspica un rapido passaggio alle camere per rendere operative le nuove regole già alle europee.