La difficoltà dell’operazione sta tutta nella formula finale con il quale il presidente della Repubblica la presenta alla stampa e agli italiani, passate le nove di sera. Sergio Mattarella lancia niente altro che «un appello a tutte le forze politiche presenti in parlamento».

Un appello è una via d’uscita niente affatto rituale dalla crisi, indica una soluzione in buona parte ancora da costruire. Infatti mentre il capo dello stato convoca per questa mattina Mario Draghi, chiedendogli di uscire dall’uscio dietro il quale è rimasto per molti mesi, già arrivano i primi «no» di molti 5 Stelle, di Meloni e Salvini. E al contrario i primi immediati e troppo convinti «sì».

Da vedere come queste reazioni saranno confermate nelle consultazioni del presidente incaricato, ma intanto già cambiano i connotati al «governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica» proposto dal presidente della Repubblica.

Presidente che è apparso assai preoccupato e che ha deciso di spiegare in un lungo messaggio perché non poteva orientarsi per un esito diverso. Innanzitutto ricordando che l’unica maggioranza politica possibile in questo parlamento si poteva costruire partendo da quella attuale, eventualmente allargata se l’operazione responsabili sulla quale Conte aveva scelto di puntare non fosse fallita. Ma l’esplorazione a questo dedicata del presidente della camera – che Mattarella ha definito «impegnato, serio e imparziale» per rispondere ad alcune critiche del centrodestra – «ha dato esito negativo».

Il capo dello stato non ha negato che a questo punto sarebbe possibile andare al voto: le strade sono due «fra loro alternative», ha riconosciuto.

E la strada delle elezioni «va attentamente considerata perché rappresentano un esercizio di democrazia». In questo modo il presidente assicura di averla attentamente considerata.

Ma ha deciso per la strada alternativa, quella di dare vita a un «governo del presidente», con un «incaricato» da lui scelto senza alcuna base politica, perché «faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze». Emergenze che dal 29 dicembre, quando ha conferito il mandato esplorativo a Fico, a ieri sera sono persino aumentate visto che al precedente elenco – «emergenza sanitaria, sociale ed economica» – si è aggiunta ieri l’emergenza «finanziaria» che ha a che fare con lo spread.

La scommessa è quella che si formi, se non un impossibile unanimità, almeno una maggioranza di larghe intese, una maggioranza che da tempo è stata battezzata «Ursula» perché gli europarlamentari di Forza Italia votarono con quelli 5S e Pd per la conferma della presidente della Commissione europea von der Leyen.

Le premesse ci sono, ma l’investimento resta azzardato anche per il capo dello stato. La fisarmonica del capo dello stato si è allargata al massimo, come avviene quando la politica si ritrae senza soluzioni.

Ma il via libera al governo Draghi per quanto probabile non è ancora certo e un fallimento peserebbe sull’ultimo anno del settennato di Mattarella (giusto ieri il presidente ha trovato il modo, ricordando Antonio Segni, di ripetere che non è disponibile a un prolungamento del mandato).

È chiaro allora perché Mattarella abbia speso quasi tutto il suo lungo messaggio per spiegare perché, a suo giudizio, non si possono sciogliere le camere lasciando in carica – per almeno quattro mesi (ha citato i precedenti) – un governo «ad attività ridotta».

Che «non sarebbe in grado» di dare seguito al Recovery plan e «per qualche aspetto neppure potrebbe». Ma oltre a questa urgenza, il capo dello stato ha citato anche la fine del blocco dei licenziamenti, a marzo, che «richiede decisioni molto difficili da assumere da parte di un governo senza pienezza di funzioni». E ha aggiunto la difficoltà di tenere la campagna elettorale con il virus.

È vero che in diversi paesi si è votato e si voterà durante la pandemia, ma per scadenze naturali e in quei paesi dopo il voto «si è verificato un grave aumento dei contagi». L’emergenza sanitaria per Mattarella fa premio su tutto: «Nei prossimi mesi si può sconfiggere il virus o venirne travolti».