«E’ chiaro che in questa città il cambiamento sono i 5 Stelle, ce lo hanno detto gli elettori, dobbiamo dare risposta a questa domanda perché il Pd è il passato». A dirlo è Giuseppe Palazzolo, candidato del centro destra. La sua coalizione a trazione leghista resta fuori dal secondo turno, complice il partito di Salvini che non sfonda e il tracollo di Forza Italia.

A Imola fra due settimane sarà dunque ballottaggio tra l’M5s e il centro sinistra di Carmen Cappello. Una sfida all’ultimo voto. «Cosa farà la Lega? Vedremo». Lo dice sorridendo Manuela Sangiorgi, candidata dei 5 Stelle che sogna di espugnare uno degli ultimi fortini del Pd in Emilia, una città dove la sinistra governa da 73 anni e dove è passata dal 62% del 2008 al 42% di oggi. Il che vuol dire che ad ogni giro di boa la coalizione a guida Pd ha perso 10 punti percentuali.

La sfida per il secondo turno è aperta, e il partitone sa che in due settimane ha molto da perdere. I voti della sinistra sono pochi e dispersi, gli alleati di Art1.-Mdp non hanno passato il 2%, mentre quelli che potranno ritornare all’ovile – Si, Possibile, comunisti- sono arrivati solo al 3,24. Se i voti leghisti confluiranno tutti sui 5 Stelle per il Pd la clamorosa sconfitta sarà più che un’ipotesi. «A livello nazionale siamo uniti da un contratto – ragiona il consigliere regionale leghista Daniele Marchetti – Ora tutto questo sarà da riversare a livello locale».

Il voto di domenica ha però fissato alcuni punti fermi: a cominciare dal Pd (34%) che non è crollato e ha messo assieme una coalizione capace di toccare il 42%. Dieci punti in meno delle scorse comunali, ma sempre 12 punti in più di quelli incassati dall’M5s «Imola sarà un caso di studio interessante – spiega Marco Valbruzzi, ricercatore dell’Istituto Cattaneo – L’M5s storicamente è una macchina da ballottaggio perché riesce ad ottenere consensi dal centrodestra, ma non solo». Basti pensare a quando successo a Parma nel 20