«Intersection/Intimacy and Spectacle» è stato un progetto della Quadriennale di Praga 2011 condiviso con otto istituzioni culturali europee, tra cui Santarcangelo dei teatri, che accolse nel suo programma i lavori di cinque artisti. Uno di loro era il berlinese Harun Farocki, cineasta a tutto tondo che era facile incontrare in giro per i festival essendo anche un «mangiatore di film» (per dirla con Enzo Ungari), e poteva capitare di scorgere la sua silhouette nel buio della sala sulla poltrona davanti, per discuterne subito dopo cinefilosoficamente parlando, come lui amava fare con quel suo tono di voce pacato e l’amabile sguardo profondo.

A Santarcangelo si era visto un suo piccolo film, «Immersion», 20 minuti proiettati in loop per mettere a repentaglio la percezione. Realizzato nel corso di un laboratorio a Fort Lewis vicino a Seattle dove alcuni psicoterapeuti istruivano psichiatri dell’esercito americano a usare Virtual Iraq, un software inventato per curare i soldati traumatizzati dalla guerra. Una carrellata conduce verso un sole enorme in fase di tramonto per distogliere un attimo l’attenzione dal cannone in primo piano che si sta infilando dal basso per puntare ferocemente sull’ambiente circostante. Con voce enfatica l’uomo (tra)vestito da soldato, che appare nell’immagine che scorre parallela a sinistra in split-screen, esclama: «Era tutto talmente surreale!», dopo aver narrato le fasi salienti di un’imboscata. É il terapeuta che assume le vesti del paziente soldato e racconta vivendola nella realtà virtuale, quell’imboscata. Le parole danno il via alla lenta scomparsa della figura umana nel buio per far apparire, piano piano, lo scenario disegnato di un luogo abitato, spettralmente vuoto, dopo esplosioni terrificanti avvenute sull’orizzonte.

La colonna visiva che scorre a sinistra, il «videogioco per la terapia immersiva», non sempre risulta chiaramente tale, per cui sorge continuamente il dubbio se una scena è reale o ri/costruita? Come in molte sue opere Farocki focalizza le peculiarità del linguaggio audiovisivo per farne emergere le ambiguità tra percezione, apparenza, realtà, finzione, verità, messinscena dell’immagine, della vita, del mondo.