Un nuovo vertice tra Governo, sindacati ed ArcelorMittal, per trovare un’intesa sul piano industriale che sembra ancora molto lontana. Da un lato ci sono le organizzazioni sindacali che restano fermi sulla loro posizione, contraria a qualunque esubero e di salvaguardia dei diritti acquisiti e, pur parlando di apertura dell’azienda sul mantenimento della parte fissa struttura salariale, parlano di nodi ancora da sciogliere.

ArcelorMittal ha infatti firmato un accordo con il governo italiano, che parla di 10mila riassunti sui 14mila attualmente in forza all’Ilva di Taranto. Riassunzione che, a detta del colosso franco-indiano e del governo, l’Ue ha chiesto avvenga in discontinuità contrattuale: «L’azienda conferma la propria disponibilità a mantenere invariata la parte fissa di retribuzione derivante dal contratto collettivo nazionale del lavoro dagli scatti di anzianità e dagli elementi fissi della busta paga», ma «permangono ancora distanze e nodi da sciogliere per quel che riguarda la struttura variabile della retribuzione dei dipendenti e quanto oggi consolidato», sostengono Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto.

Le organizzazioni sindacali continuano infatti a sostenere che «la discontinuità può essere considerata nella forma, ma non nelle quantità e nella sostanza. Su questi temi l’azienda fornirà le sue risposte nelle riunioni dei 23 e del 24 aprile». Fim, Fiom, Uilm e Usb ribadiscono quindi «che la discontinuità legale non intacchi la parte normativa e retributiva in essere. Restano inoltre sospesi i temi legati ai livelli occupazionali». Tra continuità e discontinuità contrattuale, ballano 5-6mila euro l’anno a lavoratore.

Intanto, durante l’incontro di ieri a Roma, ArcelorMittal ha annunciato che nell’ambito della revisione in corso da parte della Commissione europea sull’acquisizione degli asset industriali di Ilva, ha presentato un pacchetto di cessioni per rispondere alle preoccupazioni sollevate dall’Ue. Il pacchetto include ArcelorMittal Piombino ed altri quattro in Europa, tra Romania, Macedonia, Repubblica Ceca, Lussemburgo e alcune linee in Belgio. La Commissione Europea dovrebbe raggiungere una decisione definitiva sul caso entro il 23 maggio 2018.