Anche i lavoratori dello stabilimento di Taranto hanno detto sì all’accordo che i sindacati metalmeccanici hanno raggiunto con ArcelorMittal lo scorso 6 settembre, con una percentuale plebiscitaria pari al 94%.

Su 10.805 aventi diritto, nel più grande siderurgico d’Europa nonché cuore produttivo del gruppo, hanno votato in 6.866, favorevoli 6.452 (94%), contrari 392 (5,7%), astenuti 12 (0,16%), nulle 10 (0,14%).

I sindacati di Taranto, soddisfatti per il risultato, hanno spiegato la bassa affluenza di votanti addebitandola al fatto che 3.500 lavoratori circa erano a casa per ferie o per cassa integrazione nei giorni in cui sono andate in corso le assemblee e le votazioni.

Anche i lavoratori degli altri stabilimenti del gruppo hanno approvato a stragrande maggioranza l’accordo sul futuro dell’Ilva: nello stabilimento di Cornigliano a Genova, i sì sono stati più del 90%.

Anche a Novi Ligure i favorevoli all’accordo hanno quasi raggiunto il 90%.

Più bassa l’approvazione nello stabilimento di Marghera (Venezia), dove i lavoratori che hanno votato sì sono stati il 63%.

Infine a Milano, dove ci sono gli uffici commerciali e manageriali, la percentuale di consenso ha raggiunto il 96%.
In definitiva, dal 10 al 13 settembre hanno votato complessivamente circa 8.894 lavoratori: i favorevoli sono stati il 92,82%. I contrari sono stati 596, pari al 6,70%, gli astenuti 43 pari allo 0,48%.

Grande soddisfazione per il risultato raggiunto da parte di Fim, Fiom e Uilm. «Dopo sei anni dal sequestro dell’area a caldo, 12 decreti “salva Ilva” e decine di scioperi, si chiude una delle vertenze più complesse del nostro Paese», dicono Fim, Fiom e Uilm.

L’intesa raggiunta, ricordano, «porta in dote 4,2 miliardi di investimenti per il rilancio del siderurgico, 1,25 miliardi industriali, 1,15 miliardi ambientali a cui si sommano 1,2 miliardi sequestrati ai Riva per le bonifiche e l’ambiente».

Risorse ingenti che per i sindacati serviranno «a rendere sicuro, sostenibile e competitivo il sito tarantino, con un’autorizzazione integrata ambientale tra le più restrittive d’Europa».