È stato prorogato al 30 giugno 2017 il termine per la realizzazione del piano di risanamento ambientale previsto per l’Ilva di Taranto, approvato nell’aprile del 2014. E’ quanto previsto da un emendamento approvato ieri dalle commissioni Attività produttive ed Ambiente, che hanno ultimato l’esame del decreto sulle disposizioni per la cessione o affitto a terzi dei complessi aziendali del gruppo Ilva, in riunione congiunta. Il decreto, tra l’altro, prevedeva già una proroga al 31 dicembre 2016 del termine di realizzazione del piano ambientale inizialmente fissato entro giugno 2016. L’emendamento è stato presentato dal Pd.

Con questa modifica, prende sempre più corpo l’ipotesi della cordata italiana, sotto il controllo dello Stato, come abbiamo riportato nei giorni scorsi. Sono state anche prorogate l’Aia (di cui il piano ambientale altro non è che una modifica nella tempistica dell’attuazione delle prescrizioni ambientali previsti dall’Aia stessa del 2012 che riesaminò quella scritta in simbiosi con i Riva e concessa nell’agosto del 2011 finita nell’inchiesta Ambiente Svenduto) e l’autorizzazione all’esercizio di impresa.

L’approvazione di questo emendamento assume infatti le sembianze di un volersi preparare una strada in discesa, da parte del governo, nella gestione dell’Ilva per almeno i prossimi due anni. O, al limite, può essere visto anche come un’apertura nei confronti di altri gruppi privati interessati a rilevare l’azienda ma senza i rigidi vincoli previsti sino ad oggi.

Inoltre è stato anche approvato l’emendamento del governo che prevede la possibilità per i commissari straordinari dell’Ilva, di ottenere gli 800 milioni di euro in due anni sotto forma di prestito statale previsto dalla Legge di Stabilità da impiegare per la realizzazione delle prescrizioni in materia di risanamento ambientale e bonifica delle aree a tutela sanitaria. L’emendamento prevede che i commissari straordinari utilizzino le risorse per «l’attuazione e la realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela dell’ambientale e sanitaria dell’impresa in amministrazione straordinaria».

L’azienda potrà utilizzare fino a 600 milioni nel 2016 e fino a 200 nel 2017. In merito agli importi erogati matureranno interessi al tasso Euribos a 6 mesi maggiorato di uno spread pari al 3%. «I relativi importi sono iscritti su apposito capitolo dello stato di previsione del Mise» si legge nell’emendamento, che precisa inoltre che i finanziamenti dovranno avvenire nel rispetto della normativa dell’Unione europea, oltre ad andare modificare il dettato del comma 489 della Stabilità dove il finanziamento di 800 milioni previsti era solo coperto da garanzia dello Stato. Cosa non da poco, visto che in questo caso difficilmente si potrà incorrere nell’infrazione per gli aiuti di Stato su cui, è bene ribadirlo, la commissione Europa ha chiarito di aver avviato un’inchiesta e non una procedura d’infrazione vera e propria.

Nel frattempo però, i sindacati non vogliono restare a guardare questa partita sull’llva senza scendere in campo e recitare un ruolo da protagonisti. Proprio ieri infatti i metalmeccanici di Taranto hanno chiesto al governo un incontro urgente per conoscere nel dettaglio quali sono le reali intenzioni dell’esecutivo sul futuro dell’Ilva.

Il testo sarà in Aula a Montecitorio l’11 gennaio. Le votazioni sul provvedimento sono in programma nelle sedute di martedì e mercoledì (11 e 12 gennaio). Poi il decreto, che va convertito entro e non oltre il 2 febbraio prossimo, passerà all’esame del Senato dove è inserito nel calendario dell’Aula per il 19 gennaio.