Lunedì 5 giugno scadrà il termine entro il quale il Mise dovrà emanare il decreto «sulla scelta» della cordata che potrà aggiudicarsi gli asset industriali del gruppo Ilva. A confermarlo il commissario straordinario del gruppo siderurgico, Piero Gnudi, lasciando il dicastero mentre era ancora in corso il confronto tra governo e sindacati. Il decreto del Mise, ha precisato Gnudi, verrà stilato «sulla base delle proposte fatte dai commissari», che hanno individuato come offerta migliore quella di Am Invest Co Italy cordata formata Arcelor Mittal e Marcegaglia, con l’eventuale ingresso come partner finanziario di Intesa San Paolo in caso di aggiudicazione finale.

Lo stesso ministero, terminato l’incontro, ha scelto però di chiedere un parere all’Avvocatura di Stato sulla possibilità di riaprire soltanto i termini dell’offerta economica, consentendo quindi in particolar modo alla cordata AcciaItalia un rilancio che in un primo momento le era stato negato (avendo offerto 1,8 miliardi di euro contro i 2,3 di Am Invest Co). Rilanciare invece su tutti e tre i capitoli dell’offerta (piano industriale, ambientale e occupazionale) non sarebbe fattibile, in quanto implicherebbe il completo rifacimento della gara: il parere dell’Avvocatura di Stato dovrebbe non più tardi di lunedì. Nel caso arrivasse il via libera, è chiaro che anche ArcelorMittal e Marcegaglia potrebbero alzare ulteriormente la loro offerta, provando così ad evitare che la cordata concorrente possa assumere una posizione di pareggio o di vantaggio al momento poco probabile, ma assolutamente da non escludere. Del resto non bisogna dimenticare che la cordata AcciaItalia è stata messa in piedi dal governo dell’ex premier Renzi, con la presenza statale di Cassa Depositi e Prestiti: motivo per il quale sia i sindacati, che la Regione Puglia e parte dell’attuale governo e di molti partiti nazionali, vedrebbe più di buon occhio l’assegnazione del più grande polo siderurgico europeo ad una cordata che al suo interno vede presente lo Stato seppur in forma minoritaria.

Inoltre, AcciaItalia ha anche i favori dei grandi gruppi siderurgici europei, a cominciare da quelli tedeschi, che temono un’egemonia sul mercato dell’acciaio europeo da parte di ArcerloMittal. Motivo per cui l’Unione europea, attraverso la Commissione concorrenza, ha già acceso i suoi riflettori ricordando che bisognerà passare in un’ultima istanza dalle forche caudine dell’Antitrust Europeo, che prevedere un massimo del 40% delle quote di mercato in un determinato settore da parte di un gruppo industriale.

Anche per questo, al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico tra il ministro Carlo Calenda, il viceministro Teresa Bellanova, i commissari straordinari dell’Ilva e i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm, il secondo dopo quello di martedì scorso, i sindacati hanno spiegato che il confronto per il momento si è interrotto perché il governo ha spiegato che, per rispettare i tempi della legge, non si può andare oltre il 5 giugno per l’aggiudicazione. «Ma se ne assume le responsabilità» sottolineano i sindacati, che ribadiscono di ritenere «inaccettabili i licenziamenti e che il piano va cambiato. Dall’aggiudicazione si aprirà il confronto negoziale con Arcelor Mittal su tutti i punti del piano e il Governo si è impegnato che l’esito della trattativa sarà vincolante per la validazione del conferimento». Nel corso dell’incontro, hanno riferito i sindacati, «abbiamo chiesto di proseguire in modo più dettagliato il confronto sui contenuti di merito prima di procedere all’aggiudicazione».

Contemporaneamente all’incontro romano, all’esterno della palazzina Direzione dell’Ilva di Taranto, poco più di duemila operai, su una forza lavoro di 3000 unità, aderivano allo sciopero delle ultime quattro ore del primo turno, indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb. Che hanno reso noto un’adesione del 70% nei reparti Officine e Manutenzione e del 55% nei restanti reparti, di cui del 45% a livello operaio e del 35% circa la media di stabilimento. Lunedì ci sarà invece un nuovo consiglio di fabbrica che programmerà un piano di assemblee per ogni reparto.