«Trattativa quasi saltata», dice la Uilm, primo sindacato a Taranto. «O il governo cambia con Arcelor Mittal i punti del loro accordo o non ci sono condizioni per andare avanti», dice la Fiom.
La vertenza Ilva è appesa ad un filo. Sembrano lontane anni luce le previsioni di Carlo Calenda che pensava di poter chiudere le vendite di Alitalia e Ilva entro le elezioni.
Il problema è molto semplice: gli indiani di Arcelor Mittal – oramai unici soci della cordata AmInvestCo che si è aggiudicata il bando per la vendita di Ilva – vogliono assumere solo 10mila lavoratori, lasciando fuori i restanti 4mila. Nel contratto firmato col governo si prevedeva che questi – o parte di questi – rimanessero in carico all’amministrazione straordinaria di Ilva (una sorta di bad company) e che fossero utilizzati nei lavori di bonifica.
La trattativa – il parere dei sindacati è vincolante – doveva portare ad un compromesso, ma Fiom e Uilm denunciano come «Arcelor Mittal non si è spostata di un passo dalle sue posizioni iniziali».
Il tavolo di ieri arrivava dopo quello del 29 marzo, considerato «inutile» da parte sindacale. Ieri si è partiti con un incontri ristretti tra il governo e i sindacati prima, e governo azienda poi. Le tre ore di plenaria seguente non hanno portato novità.
Il governo era rappresentato dalla viceministro uscente Teresa Bellanova – immortalata recentemente a fianco di Matteo Renzi sugli scranni del senato – che a fine giornata ha tentato con un tweet di spargere un po’ di ottimismo sulle ombre cupe che si addensano a via Molise: «La convocazione del tavolo l’11 aprile, dopo cinque ore di discussione, dimostra l’esistenza di uno spazio utile di trattativa e confronto, con l’auspicio di giungere in tempi ragionevoli ad un accordo soddisfacente».
«C’è stato un momento in cui pensavamo di interrompere la trattativa, ma abbiamo deciso di rivederci con l’intesa che l’azienda sia allora disponibile a modificare la sua impostazione, perchè un organico di 14mila lavoratori e’ una garanzia di sviluppo del piano industriale», dicono Rosario Rappa della Fiom e il leader Uilm Rocco Palombella. Più morbida la Fim Cisl: «trattativa difficile, ma finalmente si è parlato dei capitoli veri della vertenza».