Si sono ritrovati ieri mattina a Roma i commissari Ilva Enrico Bondi ed Edo Ronchi, per svolgere l’ennesima riunione con dirigenti e tecnici della presidenza del Consiglio e dei ministeri Ambiente e Sviluppo economico, in cui si è svolto un esame generale dei testi redatti a partire da giovedì sul nuovo decreto legge per l’Ilva. Al momento di andare in stampa, le parti sono ancora in riunione: se troveranno l’accordo sulla bozza, il testo potrebbe andare al Consiglio del ministri già oggi.

Questo nuovo decreto, il terzo in meno di un anno, ha diversi obiettivi. Il primo, sospendere le sanzioni previste dalla legge salva-Ilva del governo Monti (riprese dalle legge 89 del 4 agosto sul commissariamento), a fronte dell’appurata non applicazione delle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione Integrata ambientale) concessa all’Ilva dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini nell’ottobre 2012. Questo perché le violazioni riguardano il periodo pre-commissariamento dove non si è fatto praticamente nulla; tra l’altro sulla maggior parte delle prescrizioni «violate» l’azienda ha ottenuto dalla commissione Ippc (sulla prevenzione e riduzione integrale dell’inquinamento) una proroga sui tempi finali di realizzazione delle opere previste. Inoltre nel secondo salva Ilva, varato da Letta, si prevede per legge la rimodulazione tempistica nell’attuazione delle prescrizioni Aia, vuol dire che quest’ultime risultano ancora oggi non attuate. Dunque che senso hanno le diffide dei tecnici Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e le eventuali sanzioni che ministero dell’Ambiente e prefetto di Taranto invieranno all’Ilva (che possono arrivare sino a un massimo del 10% del fatturato aziendale)? Ecco perché nel testo si troverà il modo per «congelare» questi ultimi 150 giorni: una specie di condono. La soluzione a cui si sta lavorando prevede che le inadempienze sin qui registrate ricadano sulla gestione Riva invece che sul «governo» dei due commissari. Il testo definirà in modo più chiaro il periodo di passaggio tra l’Aia di Clini, attualmente in vigore, e il nuovo Piano. In sostanza si otterrà una sospensione delle sanzioni. A fronte di ciò, è scontato che il nuovo decreto proporrà un ulteriore slittamento per la fine dei lavori previsti dall’Aia: Bondi e Ronchi parlano di almeno 8 mesi da recuperare. Si arriverà dunque a fine 2016. Nel testo troveranno posto anche la gestione dei rifiuti e delle acque, non disciplinate nell’Aia di Clini.

Ma per recuperare tempo, serve anche dell’altro: come la «facilitazione» delle concessioni edilizie da parte del comune di Taranto per la realizzazione di diversi lavori, tra i quali la copertura dei parchi minerali. Progetti che secondo Ronchi non necessitano di Via (Valutazione d’impatto ambientale). Se così sarà, il comune sarà costretto a concedere i permessi edilizi all’Ilva «sulla fiducia». Il ricatto sul tavolo è che senza questa operazione, i tempi si allungherebbero di molto, sino a metterne addirittura in dubbio l’applicazione dell’Aia, come lasciato intendere dallo stesso Ronchi.

Infine, la questione dei soldi. Bondi e Ronchi vogliono che le somme sequestrate dalla magistratura tarantina alla famiglia Riva (degli 8 miliardi «per sequestro per equivalente» ne sono stati raccolti appena 2), vengano sbloccate e concesse loro per finanziare le opere di risanamento. Pare infatti che Bondi non abbia ancora chiuso gli accordi previsti con le banche per il prestito di 2,2 miliardi: vuoi per l’apertura della procedura d’infrazione Ue, vuoi per i sequestri che hanno riguardato le controllate dell’Ilva Spa, che lo stesso ha messo sul piatto della trattativa come contropartita con le banche. Peccato che nelle casse delle società Riva Fire e Riva Forni Elettrici la Guardia di Finanza trovò poco più di 250mila euro: il resto riguarda beni immobili.

Infine Girolamo Archinà, l’ex addetto alle relazioni istituzionali dell’Ilva, è tornato ieri in libertà per scadenza dei termini della custodia cautelare.