Per vedere pappagalli volare nei cieli non occorre andare in qualche paese tropicale, ma è sufficiente trovarsi nelle periferie di molte città italiane: Roma, Napoli, Genova, Bologna, Firenze, Siena, Bari, Catania, Palermo, Cagliari, ma anche Bolzano.
«Un fenomeno in forte espansione, visto che questi uccelli sono stati avvistati liberi in almeno 12 delle 20 regioni italiane e in circa metà di queste vi sono segnali evidenti che si stanno riproducendo», fa sapere Andrea Monaco, responsabile del progetto europeo Life Asap (Alien Species Awareness Program) per la Regione Lazio, che ha tra i suoi scopi quello di aumentare la consapevolezza dei cittadini sulla minaccia delle specie aliene invasive e favorire una migliore prevenzione e una più efficace gestione del problema da parte di tutti i settori della società. Da uccelli allevati in gabbia per compagnia ora sono diventati, quelli liberi, specie aliene, cioè trasportate dall’uomo in modo volontario o accidentale al di fuori della loro area d’origine, andando a occupare areali a loro naturalmente estranei. Molto probabilmente questa loro nuova dimensione è dovuta, almeno inizialmente, a esemplari fuggiti da voliere e gabbie che si sono acclimatati molto bene nei nuovi luoghi.
Le due specie più diffuse nelle nostre città allo stato libero sono il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco, ma più recentemente sono stati segnalati anche il parrocchetto alessandrino e l’amazzone fronte blu. Messi assieme, si parla di 15 mila individui liberi. «Il parrocchetto dal collare è originario dell’Africa centro-settentrionale e dell’Asia, Pakistan, Afghanistan, Nepal e India. Adesso lo troviamo acclimatato in numerose regioni italiane», fa presente Marco Gustin, responsabile specie e ricerca della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), «e in particolare nel Lazio, a Roma ormai sono presenti migliaia d’individui, in Campania, Sicilia e Liguria dagli anni ’80. Il numero d’individui e in forte aumento e si stima, per difetto, intorno alle 5000 coppie». Del parrocchetto monaco, originario di una vasta area della parte sud-orientale del Sudamerica, «vivono in libertà in grande numero a Roma, ma anche a Genova, Siena e altre città di minori dimensioni», continua Marco Gustin. Per quanto riguarda invece «l’amazzone fronte blu, specie diffusa in Sudamerica e dalle dimensioni medio-grandi, lo troviamo, per ora, solo a Genova e Milano e si parla in totale», racconta Andrea Monaco, «di alcune decine d’individui. Numeri analoghi o inferiori a quest’ultima specie li possiamo ipotizzare per l’altra specie sicuramente nidificante in Italia, il parrocchetto alessandrino originario dell’Asia, dall’Afghanistan al Vietnam».

Questi uccelli vivono nei parchi, nei giardini e nei viali in gruppi, anche durante il periodo riproduttivo, formando colonie molto consistenti. Possono resistere a temperature fino a –5 °C. In genere, si nutrono di bacche, fiori, semi, frutta e avanzi alimentari. Tale abitudine può provocare danni alle coltivazioni negli orti-frutteti periferici delle città. Per il mondo agricolo il problema si presenterà quando inizieranno a colonizzare anche le campagne. «La maggior parte dei pappagalli è in grado di provocare danni all’agricoltura anche nei paesi di origine», sostiene Andrea Monaco, «figuriamoci nei luoghi dove vengono introdotti. In ogni caso, a testimonianza dell’espansione di specie come il parrocchetto dal collare e monaco, si può pensare che in un futuro non molto lontano potrebbero diventare una presenza critica per le nostre colture. I pochi dati rilevati in Italia ci dicono che le specie colpite dal danno vanno dal girasole e pomodoro, a diversi tipi di frutta per quanto riguarda il parrocchetto dal collare. Il consumo di pomodoro, insalata, cavolo, ciliegie, melograni, uva, fichi d’india è riportato invece per il parrocchetto monaco».

Non tutte le specie aliene sono invasive, lo diventano solo quelle che nell’area di introduzione trovano le condizioni ottimali per riprodursi e diffondersi causando danni ecologici, economici e sanitari. Si stima che ogni cento specie aliene che arrivano in un’area, una sola diventa invasiva. Nel caso dei parrocchetti «non conosciamo nel dettaglio le problematiche», precisa Marco Gustin della Lipu, «che procurano a quelle locali, in particolare in città ove si trova la maggior parte delle attuali popolazioni italiane. Certamente sono molto aggressivi e vivono in gruppi anche di decine o centinaia di individui. Non è escluso che un aumento numerico dei pappagalli cittadini possa condurre a competizione con le nostre specie selvatiche in particolare con quelle che nidificano nelle cavità degli alberi come picchi, storni e passeri».

A questo va aggiunto, secondo Andrea Monaco di Life Asap, che «i pappagalli sono anche serbatoi di un gran numero di malattie virali e batteriche, alcune in grado di colpire l’uomo. Per esempio il parrocchetto dal collare è conosciuto per essere portatore della psittacosi, una malattia infettiva veicolata da un batterio chiamato Chlamydia psittaci. E poi c’è il disturbo acustico, a volte insopportabile, provocato dai grandi assembramenti di pappagalli nei loro nidi sociali o nei dormitori notturni».

La sfida è ora come contenere l’aumento di questi uccelli sapendo che per quelli che già vivono nelle nostre città non è più possibile effettuare dei controlli numerici. Il fenomeno non va sottovalutato.