A un anno dalla scomparsa di Rossana Rossanda, la vogliamo ricordare attraverso la sua riflessione autobiografica, deviando decisamente dal linguaggio del documento politico, per imboccare invece quello della scrittura, distesa e profonda.

Come un nuovo viaggio, questa volta nell’io femminile, sempre negato e rimosso per lasciare il passo a quel «noi», collettivo della politica asessuata.

Un viaggio esplorativo fino alle radici della vita stessa. Una scoperta di sé e delle altre che si svela e prende quota regalandoci la preziosa collana dei suoi libri e alcune perle rare come capita quando muore Greta Garbo e Rossana ne scrive affondando la penna nel tema della bellezza, del tempo implacabile che la consuma.

Un anno è un tempo breve, ma la sensazione netta è che invece sia trascorso già un tempo lungo, pur se ancora vivida è l’emozione di quella piazza romana di SS. Apostoli, dove l’abbiamo saluta per l’ultima volta.

Quando tra la piazza e il palco la sua figura accomunava pensieri, storie, vite di più generazioni, unite da una importante, cruciale vicenda della sinistra italiana. E proprio riandando a quel commiato, abbiamo voluto ridare la parola a quel ragazzo del nuovo millennio, che salì sul palco per raccontarci la sua Rossana.

Uno spicchio di futuro per rinnovare, oggi, il messaggio di un altro mondo possibile.