Perché Francesco Totti si commuove fino alle lacrime al termine della sua ultima partita della carriera di calciatore, mentre l’Olimpico gli tributa i dovuti onori? In fondo gli eroi non dovrebbero essere tutti giovani e forti? E mentre comincia il tormentone sul suo futuro ( gli offriranno la vicepresidenza, farà da tramite con lo spogliatoio, si occuperà del calcio-mercato?), in pochi si chiedono quali saranno i contraccolpi sul piano psicologico di colui che il popolo giallorosso ha chiamato per anni il “Grande Capitano”. Una ricerca dell’Associazione mondiale dei calciatori conferma che la salute mentale degli ex giocatori è un problema serio e che il numero di coloro che hanno bisogno di aiuto è in aumento: “ Una nostra ricerca condotta nel 2015 – sostiene Vincent Goutterbarge, capo della commissione medica dell’Associazione mondiale dei calciatori – conferma che il 35% degli ex calciatori soffre di depressione e/o ansia, cui si associano insonnia e abuso di alcol”.

EROI DEPRESSI

La tendenza degli ex calciatori, a lungo beniamini del pubblico e acclamati come condottieri coraggiosi, è di tenere tutto dentro, di non parlare con nessuno dei propri disagi mentali, e di non dare segni di cedimento, ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato fanno sapere dal sindacato mondiale dei calciatori: se nel 2016 i calciatori in preda a stati di ansia e a depressione che si sono rivolti alla Fifpro per un aiuto psicologico sono stati in tutto 160, nel periodo da gennaio ad aprile del 2017 il numero è salito a 178, segno che la campagna avviata su scala mondiale sul tema della salute mentale degli ex calciatori comincia a dare risultati più incoraggianti. Tra coloro che hanno appeso le scarpe al chiodo e manifestano disagi mentali, circa il 25% fa ricorso all’uso di alcol per attutire la lontananza dai campi di calcio e dal pubblico dei tifosi.

Poche settimane fa, il calciatore dell’Everton Aaron Lennon è stato arrestato a causa di alcune esagerazioni dovute a problemi di salute mentale, in quell’occasione il Daily Mail , il secondo quotidiano inglese più venduto dopo il Sun, ha sbattuto il mostro in prima pagina, svelando ai lettori che Aaron Lennon percepisce 55 mila sterline alla settimana, e un privilegiato come lui come può avere problemi di disagio psichico? La reazione indignata tra i social non si è fatta attendere e il quotidiano inglese è stato subissato di critiche.

IL CAMPIONE UBRIACO

Non è solo tra i calciatori che si manifestano problemi di salute mentale, al di là del loro status economico, pochi giorni fa è stato arrestato in Florida, per guida in stato di ubriachezza, il campione di golf Tiger Woods, vincitore di quattordici major, equivalenti agli slam nel tennis, il cui patrimonio nel 2016 è stimato dalla rivista Forbes in 740 milioni di dollari, risultando non solo il golfista più pagato al mondo, ma anche il primo tra gli sportivi. E’ stato ritenuto un modello multietnico, visto che era figlio di un afroamericano e di una thailandese, tanto da spingere Barack Obama a invitarlo nel 2009 alla Casa Bianca per farne il testimonial dell’America multirazziale, che non solo aveva eletto come presidente un uomo di colore, ma sapeva coltivare anche campioni di colore. A lungo il numero uno al mondo nel golf, Tiger Woods ha vissuto negli ultimi anni alti e bassi dovuti a problemi di ordine fisico, soprattutto alla schiena dove ha subito quattro interventi chirurgici, e di ordine psichico. Dopo una lunga convalescenza, recentemente il campione di golf ha annunciato il suo ritorno sui campi verdi, convinto a 41 anni di tornare a essere il numero uno al mondo, ma l’abuso di antidolorifici e il ricorso abbondante al consumo di alcol, nel quale affonda le sue angosce, hanno costituito una miscela esplosiva, che l’hanno portato in una cella. L’immenso patrimonio economico, non ha impedito a Tiger Woods di sfuggire ai problemi che attanagliano la sua salute mentale.

A FINE CORSA

Anche Rio Ferdinand, dal 2002 al 2014 colonna portante della difesa del Manchester United, pluripremiata compagine inglese in Europa e nel mondo, ritiratosi definitivamente dai campi di calcio il 30 maggio del 2015, ha dichiarato di soffrire di una grave depressione e ha messo a disposizione il suo impegno per la campagna che sta promuovendo l’Associazione mondiale dei calciatori sulla salute mentale dei giocatori. Quello degli sportivi che non si rassegnano al tramonto della loro carriera è un problema che dovrebbe essere seriamente affrontato dal mondo dello sport, a cominciare dai media, per sensibilizzare l’opinione pubblica, e finire agli organismi nazionali e internazionali per dar vita a strutture di sostegno per la salute mentale dei campioni e anche di quelli meno noti, in modo tale da fornire gli strumenti per gestire meglio l’uscita di scena dai grandi palcoscenici dello sport. In Italia il problema grava sull’Associazione calciatori, diretta da Damiano Tommasi, che cerca di fare opera di informazione, ma che trova del tutto insensibile le società di calcio, le quali dovrebbero farsi carico del problema, visto che i calciatori hanno contribuito a fare grande la storia di alcune squadre, e in forma minore anche di quelle meno note. E se fosse il Grande Capitano Francesco Totti a offrirsi per avviare una campagna di sensibilizzazione sulla salute mentale degli ex calciatori? Potrebbe essere un modo per ricominciare a giocare sul serio e fare gol alla depressione e all’ansia.