«Se si deroga al limite dei due mandati il M5S raggranellerà il 5%», lascia trapelare Beppe Grillo parlando coi suoi. Dunque, è il ragionamento, chi oggi spera di venire confermato «resterà comunque fuori dal parlamento».

Nessuno osa contraddire apertamente il fondatore, in attesa che Giuseppe Conte sciolga la questione. «Ha davanti due strade – ragiona un senatore giunto al secondo mandato – Prendere in mano il M5S liberandosi dei precedenti equilibri di potere grazie al tetto dei mandati, o accettare che i big restino in campo ma solo a patto che sostengano la sua leadership». L’ex presidente deve soppesare pro e contro e calcolare la tare delle posizioni di Grillo. Di certo, il malcontento circola tra le decine di eletti che speravano nella possibilità di potersi ricandidare dentro a un M5S normalizzato. Da qui emerge una proposta di mediazione: di fronte a una riconferma della regola del secondo mandato ci sarebbe la possibilità che a qualcuno ne sia concesso un altro «per meriti particolari». Si tratterebbe di una specie di «recall» al contrario: invece di verificare la legittimità della delega conferita a un eletto si assegnerebbe a qualcheduno la possibilità di aggirare il principio.

La proposta non convince molti dei parlamentari al primo mandato: il salvacondotto sarebbe la soluzione meno indicata, una via di mezzo che peraltro avrebbe l’effetto di generare incomprensioni e competizione interna, incrementerebbe le tensioni. E poi: quali sarebbero i criteri per decidere chi è meritevole di un bonus per un terzo mandato. Tra i più attivi c’è il deputato Giovanni Currò: «Stiamo in fase rifondativa – dice – Ma si cerca di approfittarne per promuovere personalismi superando regole che servono a evitare concentrazioni di potere. Quanto all’individuazione di deroghe, potrebbe essere influenzata da fattori che poco hanno a che fare col merito». «Il merito in politica può essere confuso con la visibilità in televisione», conferma un altro giovane deputato, Luca Carabetta. Anche lui, come Currò, aderisce all’associazione «Innovare», nuova componente che si pone anche come ponte con Rousseau.

La prima a nascere fu «Parole guerriere», che per prima ha esplicitato la necessità di darsi una struttura organizzativa più tradizionale, a partire dal superamento del tetto dei due mandati. Di recente è diventata «Italia più 2050». Un marchio che somiglia al brand che Grillo vorrebbe lanciare e che fa sospettare che si stia pensando a una lista collegata a Conte. Un possibile contenitore per i veterani fatti fuori dalla tagliola dei due mandati. Ma senza contraddire Grillo.