Basta poco a Beppe Grillo per confezionare la battuta che allo stesso tempo gli permette di bocciare il neo governo e di prendersi una piccola vendetta. E’ passata una manciata di minuti da quando sono stati resi noti i nomi dei ministri e su Twitter il leader M5S commenta: «Con il governo Letta il terzo giorno è resuscitato Barabba». Una replica diretta allo stesso premier che, congedando tre giorni fa la delegazione M5S alla fine delle consultazioni per il governo, aveva detto: «Beppe Grillo dice che il 25 aprile è morto. Anche Dio è morto, ma Grillo non dice che dopo tre giorni è risorto».
Ieri è stata la volta del leader M5S replicare, ma la bocciatura del nuovo esecutivo da parte sua e dei suoi parlamentari era scontata: «Nomi vecchi per risolvere vecchi problemi. Nessuna novità», taglia corto il capogruppo al Senato Vito Crimi, mentre il deputato abruzzese Andrea Colletti guardando la lista di nomi sconosciuti ai più arriva alla provocazione: «Preferivo Totò Riina alla Giustizia, almeno si sa chi è».

Nonostante le battute, in realtà nel M5S c’è poco da ridere. Anche se i sondaggi continuano a essere favorevoli, con l’ultimo che dà il movimento in sorpasso sul Pd, Grillo sa bene di essere fermo al palo: niente governo 5 stelle, persa la battaglia per il Quirinale, la coppia Crimi-Lombardi uscita sconfitta dal confronto in streeming con il presidente del consiglio. Insomma niente di niente, ed è difficile che la cosa sfugga alla rete. Perdipiù i grillini sono sotto attacco informatico, con le mail di alcuni deputati nella mani di un sedicente gruppo di «hacker vicini al Pd». Una vicenda, quest’ultima, sulla quale ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica dopo che Grillo aveva giustamente sottolineato il silenzio del Quirinale: «Inammissibili interferenze nella vita privata» dei parlamentari ha detto Napolitano, che ha invitato «le autorità competenti a intervenire energicamente».
Ma sul movimento potrebbe essere in procinto di abbattersi una nuova sconfitta.

Salvo sorprese, infatti, la battaglia per la presidenza degli organismi di vigilanza è persa. In quanto opposizione, da giorni i 5 stelle ne rivendicano due: il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e la vigilanza Rai. «Dopo l’osceno colloquio notturno a tre in cui due persone, Berlusconi e Bersani, hanno deciso tutto, governo, presidenza della Repubblica, programma, al cospetto dell’insigne presidente Napolitano, il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai», ha scritto sul suo blog io comico, per il quale i giochi sulle presidenze sarebbero già fatti: «andranno all’opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori è di fatto una forza extraparlamentare».
Che questa volta non siano le solite urla da comizio, è più che una possibilità. L’idea che il Copasir possa finire nelle mani di un grillino, sommata alla minaccia di «mettere in Rete tutti i documenti riservati», fa infatti tremare le vene a molti in parlamento. Al punto che nei giorni scorsi Silvio Berlusconi avrebbe indicato per il Copasir il nome di Fabrizio Cicchitto. Dal canto suo Sel, per bocca del capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, ha fatto sapere di considerarsi «favorita» nella corsa alla presidenza.

Siamo alla «notte della Repubblica», tuona Grillo. Che accusa: «Gli eletti 5 stelle sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzarti come dei poveri coglioni di passaggio».