Conta il tempo nell’ultimo romanzo di Ginevra Lamberti Tutti dormono nella valle edito da Marsilio (pp. 224, euro 17): nell’alternanza di epoche che vengono descritte serve a capire come nelle vite delle protagoniste e dei protagonisti a volte esso sia trascorso del tutto inutilmente. Non ha in nessun modo scalfito, per esempio, la perpetua astenia di Augusta, la sua indifferenza alla vita che le è capitata in sorte, cioè di dover a una età già avanzata per la società contadina in cui vive, sposare un vedovo che amava molto la moglie defunta e avere da lui anche una figlia: Costanza. E forse per questo il tempo che la donna impiega a morire è così lungo, perché enorme è la fatica per cambiare stato.

PER COSTANZA, diventa infinito il tempo trascorso ogni giorno ad aspettare Claudio fuori dal laboratorio odontotecnico: «da un certo momento in poi non l’ha calcolato più. In compenso aveva avuto modo di pensare e l’era venuta l’idea del ghiacciaio. Questa idea consisteva nel prendere Claudio e tutte le persone come lui e portarle in cima a un ghiacciaio, poi lasciarle lì a rompere ghiaccio tutti i giorni per tutto il giorno senza nessun motivo a parte quello di tenerli occupati». Le persone come Claudio sono eroinomani e il tempo che lei trascorrerà nel corso della sua vita ad aspettarlo, accudirlo, ad aiutarlo senza che questo riesca ad annientare il bisogno che lui ha di farsi a tutti i costi, corrisponde a una vita intera.

IL LIBRO COMINCIA «nella valle», in una zona del nord Italia non meglio specificata, ma «pedemontana», in cui Costanza vive con i genitori Augusta e Tiziano. È il posto in cui diventa ragazzina e inizia a fare l’autostop, negli anni ’70. Nella valle vive anche Livia, abituata, o meglio condannata, a prendersi sempre cura degli altri. Livia ride e fa ridere Costanza quando sono adolescenti, nelle loro avventure via via più lontane dalla valle e poi da adulte quando essere contente, considerati i loro destini, è impossibile, ma insieme cercano di non darla vinta al tempo.
Il romanzo è scritto attraverso diverse prospettive: esiste una voce narrante, in terza persona, che domina il racconto, ma anche le impressioni di alcuni personaggi secondari che descrivono, come in un’intervista, il loro tempo coi protagonisti della storia. Inoltre Tutti dormono nella valle è strutturato in capitoli che insieme al titolo riportano una data, che al ritmo della risacca avanza e indietreggia, fino alla fine.

IN QUESTA LETTURA che è quindi il racconto in particolar modo di una vita a cui se ne legano inevitabilmente altre, a colpire è la precisa delicatezza con cui vengono costruiti i personaggi. Soprattutto è di nutrimento l’intelligenza poetica con la quale Lamberti descrive l’eroinomania: «con persone di quella pasta è facile parlare e ancora di più non parlare», ma anche il calvario di Costanza e l’equazione non risolta tra il tossicodipendente che cerca di annullarsi e diventa il centro del ciclone e chi dovrebbe essere sano e se ne prende cura, che finisce per dimenticarsi di sé. Chi voleva veramente cosa? Toccherà a Gaia, la figlia di Costanza e Claudio, comprenderlo, o meglio dimenticarlo, e a lei va tutta la compassione del mondo.