La prima cosa che colpisce, arrivando in una mattinata piovosa alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, è la luce. Una volta entrati, il grigiore del cielo autunnale svapora in un bianco accecante. Ci si guarda intorno spaesati perché, in fondo, non lo si ricordava così rarefatto questo museo dalla posizione fortunata ma poco battuto dagli itinerari turistici del «mordi e fuggi». Grandi divani al centro, persone sedute che leggono e una serie di allegri oggetti colorati che interrompono la sequenza monotona delle pareti (è il bookshop, libero, senza mura a dividere lo spazio). L’ingresso al museo è stato reinventato...