La chiusura dei teatri al pubblico ha per lo più causato l’interruzione delle attività previste, rimandate a data da destinarsi. C’è qualcuno però che ha scelto un’altra strada: il Teatro Vascello di Roma ha immediatamente trasferito la programmazione sulla piattaforma di streaming Zoom, in visione gratuita. È un tema su cui c’è grande dibattito, in considerazione anche dell’ultimo intervento del ministro della cultura Dario Franceschini, che ha nuovamente proposto un portale per accedere online a spettacoli e contenuti culturali. In una giornata che vedrà le manifestazioni dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo in tutta Italia, molti rimangono gli interrogativi sulle garanzie economiche di queste operazioni. Ne abbiamo parlato con Claudia Vismara e Daniele Pilli, registi e interpreti de La consuetudine frastagliata dell’averti accanto, primo spettacolo a subire il cambiamento. Nella drammaturgia di Marco Andreoli teoria scientifica e vita quotidiana si intersecano in una riflessione sul tempo, sulle possibilità inespresse e sui punti di svolta.

LE REPLICHE saranno visibili in diretta streaming fino al 31 ottobre, vi si potrà accedere con un link su richiesta al botteghino. La coppia di attori però sottolinea: «Siamo consapevoli che questo non è teatro, tuttavia è un atto di resistenza sentimentale per il teatro». Ragion per cui, promettono, lo spettacolo verrà riproposto dal vivo non appena sarà possibile.

Da mercoledì sera siete in scena in diretta streaming. Come avete reagito a questa proposta da parte del teatro, e che tipo di esperienza è stata?
Vismara: È stata un’esperienza stranissima, andare in scena senza pubblico ma sapendo che a distanza un pubblico che ti sta guardando c’è. Teatro e cinema usano linguaggi diversi e necessitano di cose diverse, il teatro ha bisogno di uno scambio dal vivo con gli spettatori. Il loro coinvolgimento fa vivere la performance e fa sì che vada in una direzione piuttosto di un’altra. Questa è senz’altro un’esperienza emergenziale che non avremmo mai fatto in altre circostanze. Essendo stato emanato il decreto a due giorni dal debutto, dopo due anni di lavoro sullo spettacolo e dopo averlo già posticipato da maggio a ottobre, eravamo senza parole. Abbiamo allora accolto la proposta del Teatro Vascello, che ringraziamo profondamente perché sta onorando tutti i contratti, nostri e dei tecnici, come se stessimo andando in scena con un pubblico.
Pilli: Abbiamo fatto una lunga riunione con il Teatro Vascello e abbiamo deciso insieme di tentare questo esperimento, proponendo però una regia dello streaming. Non abbiamo semplicemente messo una camera fissa, abbiamo allestito lo spettacolo appositamente per le riprese con due camere e gli stacchi. Il teatro si è messo a disposizione, per loro è chiaramente un’operazione in perdita ma come ci siamo detti con la direttrice artistica Manuela Kustermann e il direttore organizzativo Marco Ciuti, essere partigiani della cultura è anche questo. Non voglio entrare nelle polemiche né parlare dei dati epidemiologici, posso però dire che abbiamo ricevuto un grandissimo sostegno da parte di tanti colleghi e del pubblico. Ieri sera abbiamo ribadito, e lo faremo tutte le sere, che questo non è teatro. Tuttavia, penso che noi artisti dobbiamo interrogarci perché non sappiamo quando la pandemia finirà, dobbiamo accettare questa sfida creativa e studiare, trovare nuove forme. Detto ciò noi non siamo per la Netflix della cultura, la ricezione dal vivo rimane prioritaria anche perché il pubblico deve scomodarsi insieme a noi e alzarsi dal divano per venire a teatro.

Il testo de «La consuetudine frastagliata dell’averti accanto» è di Marco Andreoli, la regia però l’avete curata voi. Perché avete scelto di interpretarlo e cosa vi ha guidato nel processo di allestimento?
Vismara: Siamo stati io e Daniele a cercare Andreoli e a chiedergli di scriverlo per noi. È stato difficile essere sia gli unici interpreti che i registi ma siamo soddisfatti del risultato.
Pilli: Il testo è molto complesso, si basa su più livelli ma soprattutto su una formula di fisica quantistica che descrive la possibilità della coesistenza di numerosi universi paralleli. Lo stesso evento, quindi, può avvenire contemporaneamente in circa ottomila variazioni. Lo spettatore vive in una narrazione frastagliata l’incontro di una coppia e la loro vita quotidiana, la messa in scena ha un’atmosfera anni ’80 ma non possiamo svelare il perché.