Un «brain trust», un «consorzio di cervelli». Così una fonte di palazzo Chigi ha definito il tavolo sull’automotive tenuto ieri mattina.
Peccato che al «consorzio» non abbia partecipato né il «cervello» principale – Mario Draghi era a Genova – né uno dei destinatari della lettera con cui Federmeccanica e sindacati denunciavano la necessità di un confronto (a cui essi stessi non sono stati invitati).
Ci sono 73 mila posti di lavoro a rischio ma il «consorzio di cervelli» non ha bisogno della presenza del ministro del Lavoro Andrea Orlando, nonostante la richiesta di «ammortizzatori sociali» fosse una delle principali dell’«epocale» documento firmato da Federmeccanica e sindacati metalmeccanici (Fim, Fiom, Uilm).
Da parte sua il ministero del Lavoro si limita a specificare al manifesto di «non essere stato convocato».
Detto questo, il «consorzio» per ora non ha partorito alcunché.
Si è trattata dunque di una prima riunione di «ricognizione», per arrivare a «coordinare» gli interventi sulla filiera dell’automotive. I ministri Giorgetti (autore del «niente» che ha prodotto la reazione di Federmeccanica e sindacati), Cingolani, Franco e Giovannini in modalità mista presenza-Zoom hanno concordato sul fatto che il settore è in sofferenza e ha bisogno di interventi «urgenti» ma anche «coordinati» tra loro per arrivare a una «strategia nazionale» attraverso la quale coordinare non solo gli interventi ma anche l’utilizzo dei vari fondi a disposizione, da quelli stanziati con l’ultima manovra al Pnrr fino al Fondo per lo sviluppo e la coesione.
La richiesta di incentivi e rottamazioni su base annuale pare aver fatto breccia ma ogni cifra riferita – si parla di 1,5 miliardi – è campata in aria perché come al solito il ministro dell’Economia Daniele Franco – colui che deve aprire i cordoni della borsa – è stato silente.
L’impegno è di rivedersi entro una decina di giorni. Senza alcun riferimento a convocare Federmeccanica e sindacati. Una ulteriore beffa.