Elezioni nulle, tutti a casa. Dopo 24 ore di suspense, il Tar del Piemonte ha accolto il ricorso dell’ex presidente Mercedes Bresso contro il risultato delle regionali 2010, per la presenza di una lista, «Pensionati per Cota», inficiata da irregolarità. In altre parole, firme false. Il Tribunale amministrativo ha così annullato l’atto di proclamazione degli eletti, che porterà alla decadenza della giunta regionale e alla sospensione delle attività in corso, «ai fini – si legge nel dispositivo – della rinnovazione della competizione elettorale». Che significa nuove elezioni. Seppur l’ultima parola spetti, adesso, al Consiglio di Stato, al quale il governatore Roberto Cota ha annunciato di voler fare ricorso, tuonando contro una «vergognosa sentenza», che non gli impedirà di concludere il mandato.

Soddisfatta Mercedes Bresso, dopo anni di battaglie giudiziarie: «La pronuncia del Tar ha dimostrato che le elezioni del 2010 erano truccate. Per me è una vittoria. La sentenza è immediatamente esecutiva, anche se ci sarà il ricorso riusciremo a andare al voto insieme alle amministrative e alle europee. Il Piemonte gira pagina».

La maggioranza del governatore leghista sembra appesa a un filo, esilissimo. Dopo le svariate inchieste giudiziarie che hanno interessato la giunta e i consiglieri, dall’arresto dell’assessore Caterina Ferrero allo scandalo Rimborsopoli, quella del Tar sembra essere la batosta più forte per Cota. Se non l’ultima. Per tornare alle radici della vicenda, bisogna andare alla primavera di quattro anni fa, all’indomani del successo del centrodestra sul centrosinistra per soli 9.372 voti di scarto. Decisivo per la vittoria fu il risultato ottenuto dalla lista Pensionati per Cota (27.797 voti), promossa da Michele Giovine, condannato recentemente in via definitiva per firme false a 2 anni e 8 mesi. L’ultima istanza al Tar da parte di Bresso è stata presentata pochi giorni dopo la decisione della Cassazione su Giovine.

E mentre scalda i motori l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il probabile candidato del centrosinistra alla Regione («Sono pronto»), invocato a gran voce dall’establishment democratico con tanto di benestare di Renzi (che però chiede un passaggio alle primarie), la Lega Nord va su tutte le furie. Con il segretario Matteo Salvini parla di «attacco alla democrazia». «Giudici e sinistra, anche quando perdono, riescono a vincere. Altro che mutande (in riferimento, probabilmente, al costume acquistato da Cota in Usa a spese dei contribuenti, ndr)! Forse a qualcuno hanno dato fastidio i 30 milioni di risparmio secco, all’anno, dei costi della politica in Regione. Le elezioni si possono perdere o vincere, in Friuli abbiamo perso per mille voti e non abbiamo detto niente. Ma quando decide un giudice, che nessuno mi toglie dalla testa che sia amico di qualcuno…» sottolinea, con allusioni non ben identificate, Salvini. Il Carroccio ha annunciato una fiaccolata per questo pomeriggio: «Giù le mani dal Piemonte».

Se dal Consiglio di Stato arriverà la conferma della sentenza, le elezioni si terranno probabilmente in primavera, abbinate alle Europee. Ma sui tempi ci potrebbe essere un’ultima zampata del governatore leghista. Spetta a lui indire le elezioni. Dipende anche da quando farà ricorso, entro 30 giorni (scadenza 11 febbraio). Questa scelta potrebbe far slittare di qualche mese le consultazioni, addirittura in autunno. I legali di Bresso, in quel caso, chiederebbero che la sentenza venga eseguita con la nomina di un commissario che indica le elezioni al posto di Cota. Ieri, il governatore – riprendendo il refrain berlusconiano «Io, vittima di una persecuzione senza pari» – ha ribadito di voler andare avanti, chiedendo giustizia. «Evidentemente abbiamo toccato troppi interessi, abbiamo dato fastidio». A breve giro di posta è arrivata la stoccata di Bresso: «Dire “non me ne importa nulla, vado avanti come prima”, mi sembra irresponsabile. Per di più da parte di uno che essendo avvocato dovrebbe conoscere la legge».

La sinistra in consiglio regionale plaude alla sentenza. «“Giù le mani dal Piemonte” lo diciamo noi: Roberto Cota ponga fine a questa tormentata legislatura e si sottoponga al giudizio del voto» ha detto Monica Cerutti di Sel. «Finalmente è stata fatta giustizia e la parola potrà tornare agli elettori. Il Piemonte potrà liberarsi di un’amministrazione non solo illegittima, ma che in 4 anni ha mal governato producendo disastri, cui spero ora si possa porre rimedio» ha affermato Eleonora Artesio della Federazione della sinistra. L’opposizione intera, dal Pd al Prc, M5s compreso («Una sentenza – ha detto Davide Bono – non contro Cota, ma contro una classe politica, di diverso colore politico, disposta a tutto pur di vincere»), vuole il voto subito.

In realtà, nell’intricata situazione piemontese l’unica cosa certa è che si andrà alle urne, ma non si sa ancora quando.