Il governo Renzi sembra deciso a giocarsi molto seriamente la carta del taglio delle tasse, e almeno sul piano della comunicazione l’annuncio del premier di domenica scorsa è diventato un mantra da ripetere in ogni occasione. Ieri sul convoglio delle promesse è salito anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha contribuito mettendo a disposizione il suo imprimatur personale, più prettamente tecnico: e ha spiegato, prima in una intervista, e poi davanti alla platea di Confcommercio, che sì, il taglio delle tasse si potrà realizzare.

Il piano del governo si basa, come aveva spiegato lo stesso Renzi, su tre pilastri: la (possibile ed eventuale) flessibilità che ci vorrà concedere l’Europa, una decisa spending review e una maggiore crescita dell’economia. Padoan, intervistato dal Foglio, spiega che l’ ipotesi di un maggior indebitamento per assicurare le coperture necessarie al taglio delle tasse, a suo parere non è per niente peregrina. «Esiste, dallo scorso gennaio – dice il ministro – una clausola europea sulla flessibilità consentita sui conti pubblici nei paesi che fanno riforme. L’Italia ne ha già chiesto l’attivazione, e non a caso l’ha ottenuta».

Subito dopo Padoan aggiunge: «I tagli delle tasse devono essere credibili, finanziati in tutto o in parte con tagli di spesa. Le riforme consentono di beneficiare della flessibilità». Come dire che il governo da un lato provvederà a tagliare la spesa pubblica con la spending, e dall’altro presenterà un piano di riforme all’Europa per poter ottenere in cambio la flessibilità. «Da 12 mesi a questa parte è completamente cambiato il modo in cui Bruxelles guarda al nostro paese – ha spiegato il titolare dell’Economia – Siamo diventati un esempio, è passato il momento in cui si discuteva del decimale di aggiustamento in più o in meno».

Padoan riflette anche sulle ipotesi di finanziare le coperture con altre tasse o un taglio maggiore della spesa pubblica. «È indubbio che cancellando la Tasi occorre pensare anche a come garantire le risorse per i comuni», mentre la revisione della spesa pubblica è d’obbligo, «considerate anche le clausole di salvaguardia da disinnescare». E ancora, sulla Tasi: «Nelle condizioni attuali è legittimo un cambio di passo rispetto a una tradizione passata della sinistra che appare un po’ inaridita».

Il taglio delle tasse – ha aggiunto più tardi Padoan parlando ai commercianti – «è efficace se è credibile ed è credibile se è permanente, per esserlo deve derivare da tagli di spesa». Il taglio della pressione fiscale deve essere «sostenibile» anche per la finanza pubblica.

Intanto però non tutti dentro il Pd accolgono in modo acritico il taglio delle tasse promesso da Renzi, perlomeno nelle modalità con cui il premier lo aveva annunciato. Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza dem, mette alcuni paletti: «Sì a una forte riduzione delle tasse – dice – ma togliere quella sulla prima casa a tutti è un errore. Se la proposta arriva in Aula, spero ci sia modo di emendarla. Lo schema proposto da Matteo Renzi, riduzione Imu nel 2016, riduzione Tasi nel 2017 e riduzione Irpef nel 2018, va ribaltato. Bisogna partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro. La proposta dell’Imu, se non è progressiva, è sbagliata. Non imitiamo il modello Tremonti».

Già Pierluigi Bersani aveva attaccato nei giorni scorsi, sottolineando un’assenza “nobile” nel discorso del premier, ovvero il tema della lotta all’evasione fiscale. Vincenzo Visco, una vera istituzione per chi odia gli evasori, si era spinto anche oltre, spiegando che «la vera battaglia è contro l’evasione e Renzi sta zitto». Il silenzio del premier su questo nodo, se accoppiato alla vaghezza sul taglio delle tasse sulla prima casa (le si toglie a tutti, anche ai ricchi?) fa emergere inquietanti convergenze con il berlusconismo.

E ieri Padoan ha risposto, indirettamente e senza nominarlo, a Bersani: «Si deve intensificare lo sforzo di lotta all’evasione, non capisco le affermazioni che dicono che invece che tagliare le tasse bisogna aumentare la lotta all’evasione. Bisogna fare tutte e due, non sono alternative, sono complementari». E subito dopo, per certificare che sostiene senza se e senza ma il piano Renzi: «Se non avessi condiviso prima dell’annuncio del presidente del Consiglio queste misure io sarei qui oggi ma con un altro mestiere».

Sul taglio delle tasse, ieri si è espresso anche Carmelo Barbagallo, segretario Uil, chiedendo una legge sul «conflitto di interesse fiscale»: «Se non gli si permette di scaricare le fatture, il cittadino diventa complice dell’evasione».