Che il cinema sappia ancora e sempre sorprenderci, che sia fonte di visioni e ri-visioni (mai identiche alle precedenti – come qualsiasi istante delle nostre vite), che ci porti in territori inesplorati o da ri-esplorare con intatto, nel suo già essere «naturalmente» contaminato, stupore. E allora ecco un film che, visto e rivisto continua a chiedere «silenziosamente» spazio. È Wet Sand di Elene Naveriani. Un film che una volta incontrato non ti lascia più, entra sotto pelle, con la sua morbidezza mélo nel raccontare il coraggio di un qualsiasi amore liberato dalle convenzioni. Uscirà (ma non in Italia) il mese prossimo in dvd, mentre Naveriani sta lavorando al nuovo film. Da attendere con trepidazione.
Chissà quando vedremo l’esordio di Kristen Stewart dietro la macchina da presa con The Chronology of Water, ancora in pre-produzione. Intanto, a febbraio l’attrice e regista sarà a Berlino presidente della giuria del festival. E ci attendiamo scelte sorprendenti. Al lavoro è anche Markus Imhoof con un film «di famiglia», restituzione al presente di tre antenate e di tre secoli di una storia familiare che si è scritta in giro per i continenti.

CHE L’EDITORIA italiana ci sorprenda ripubblicando uno dei testi fondamentali per comprendere il cinema, nel farlo e nel fruirlo, e la vita che emana dalle immagini e che in essa si specchia – ovvero Metafore della visione che Stan Brakhage pubblicò nel 1963 e che uscì in Italia per Feltrinelli nel 1970 tradotto da Massimo Bacigalupo. Un libro fuori commercio da decenni e in vendita a prezzi proibitivi sul mercato dell’usato.
E che la politica ci sappia sorprendere e «ci occupi» a sinistra con un detour radicale grazie a Elly Schlein, alla sua combattiva e appassionata idea di «esserci» e di osare. La nostra parte è il titolo del suo libro dove analizza punto per punto le questioni non rinviabili alle quali dare risposte rigorose – e che nel sottotitolo contiene, palpitante, la parola «insieme».