Ignazio Marino, dalla sua poltrona che in molti danno per traballante, si è presentato ieri al sottosegretario Delrio con i compiti a casa dati dal governo con il Salva Roma. Presenti all’incontro il sottosegretario all’Economia Legnini e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Il piano di rientro presentato dal sindaco per sanare il bilancio ed evitare il commissariamento sarà trasmesso oggi al governo in maniera ufficiale, nell’ultimo giorno utile.

Soddisfatto Delrio, che ha riconosciuto gli sforzi compiuti e promesso di approvare il piano di rientro entro la prima settimana agosto. Sulla stessa lunghezza d’onda Legnini. Anche Marino innalza il calice e tira un sospiro di sollievo: «Sono molto soddisfatto perché Roma con il bilancio al voto in Assemblea capitolina sta davvero cambiando pagina e sono certo – si sbilancia – diventerà un esempio virtuoso di buona pratica».

La capitale è commissariata dal governo? Forse non è l’espressione corretta, di certo la capacità di manovra e di spesa di Marino è sempre più stretta e i tagli che arriveranno per non sforare il patto di stabilità e colmare la voragine del debito si faranno sentire. Il piano triennale prevede un risparmio di oltre 450 milioni, tagli che rischiano di colpire servizi e occupazione. Non è detto infatti che a Marino basti razionalizzare le spese e le aziende partecipate, evitare gli sprechi per far quadrare i conti. In aiuto del collega è arrivato Zingaretti che ha assicurato un aumento consistente di risorse dalla Regione verso Roma, dimostrandosi il migliore alleato del sindaco.

Ma intanto Roma non trova pace. Ora il centrosinistra dovrà superare lo scoglio del bilancio 2014 da approvare entro luglio. Le opposizioni annunciano battaglia, con i centristi di Marchini agguerritissimi e Forza Italia e Fdi che possono contare sul ritorno di Gianni Alemanno. Mentre dalla maggioranza Sel chiede di tutelare i servizi sociali e i livelli occupazionali e si oppone alla vendita di beni immobili e assetti societari importanti. Insofferente anche il Pd – che accusa Marino di non confrontarsi con il partito e il consiglio – ma non disposto a disarcionare il sindaco. Il commissariamento della Capitale vorrebbe dire l’apertura di una stagione disastrosa fatta di tagli lineari e privatizzazione indiscriminata dei servizi pubblici, compresi quelli che il salva Roma esclude dalla vendita.

Intanto l’Estate romana non decolla e la città aspetta ancora un assessore alla cultura dopo l’addio di Flavia Barca.